UN SELFIE PER ESISTERE TRA SE’ GRANDIOSO, DIVISMO ED AUTOCELEBRAZIONE

selfie dueLa fotografia è un modo per raccontare un momento della propria vita di cui si vuole lasciare una traccia. Tracce di un amore, di un dolore, di un’amicizia, di condivisione, di divertimento, di un traguardo, di un ricordo. Attraverso le foto si vuole eternizzare un attimo di vita perché non vada dimenticato, convinti che noi siamo il frutto di un passato esistenziale che ci ha plasmato, ci ha fatto crescere e ci ha fatto essere ciò che siamo nella contemporaneità.

Quante volte, sfogliando un album fotografico, possiamo farci venire alla mente episodi della nostra storia umana e raccontarli alle persone care perché possano, in questo modo, andare alle proprie radici e magari individuare le tante debolezze, le tante fragilità, le tante simpatiche goliardate, le tante bizzarrie che hanno contribuito alla formazione della propria personalità. Qui risiede il fascino della fotografia che, attraverso una espressione, tante volte parla il linguaggio dell’anima restituendole una poeticità che, pur senza parole, è fortemente eloquente.selfier tre

Se vogliamo riconoscere la capacità espressiva con cui una foto si racconta, non mi convince molto la tanta abbondanza di selfie che inondano la nostra vita.

Ovviamente non bisogna mai generalizzare ma non si può ignorare che, a differenza di un racconto fotografico che ha contenuto, o che vuole documentare un momento felice della propria attività, tanti selfie non fanno altro che denunciare il sapore di una superficialità e di una banalità che mortifica, alla fine, chi ha scelto la strada dell’apparenza, privilegiandola alla descrizione della propria essenza.

Certo è bello quando ci si fotografa con la propria compagna, il proprio compagno, i propri figli, i propri amici, le persone che ci sono care e si ha voglia di condividere con tanti la propria felicità ma, non è così quando ci si limita ad esibire la propria corporeità, con atteggiamento divistico, con sguardi ammiccanti e provocatori, il cui unico obiettivo è quello di stuzzicare un commento lusinghiero, se non volgare, che nulla ha a che vedere con un apprezzamento della propria personalità.

uno selfieQui è il punto! Ci si fotografa per dare una parvenza del proprio esserci. Quasi che null’altro si ha da documentare di se stessi se non la propria esteriorità.

Per non dire poi di quando ci si pratica un selfie con il personaggio famoso. Anche qui, mai generalizzare, perché è sempre piacevole vantare una amicizia di cui se ne riconosce un valore intellettuale o artistico, ma quando ci si fotografa con personaggi con i quali non c’è stata alcuna frequentazione, non c’è stato alcun rapporto umano ma per il solo motivo di sentirsi importanti e, mostrandolo ai propri amici si vuole soddisfare la propria vanità, non si fa altro, in questo caso, che sminuirsi, si delega ad altri la propria consistenza umana, non si brilla più di luce propria ma di luce riflessa.

Io sono importante perché sono fotografato con una persona importante.

Ed allora l’invito che si vuole trasmettere è quello di raccontarsi attraverso le proprie idee, i propri contenuti, i propri ragionamenti e non attraverso la propria esteriorità che inevitabilmente è precaria ed ha una scadenza.

La vera bellezza di una persona è ciò che rimane dopo averne apprezzato i suoi meriti estetici e, laddove questi non dovessero esserci, la persona rimane comunque bella.

E, se ciò accade vuol dire che una persona ha quello che si chiama “fascino” o “carisma” che dir si voglia.

La bellezza è pura illusione se poi “tutto il resto è noia”.

Aldo di Mauro