Ambiente: arrivano dodici nuovi inceneritori

di Antonietta Montagano

Con il DDL Sblocca Italia via libera alla costruzione di nuovi impianti di incenerimento ritenuti strategici: Il governo bypassa il parere delle Regioni per velocizzare i tempi.

Il rapporto preliminare del Piano Nazionale Inceneritori  del Ministero dell’Ambiente presentato nei giorni scorsi prevede la realizzazione di nuovi impianti e prevede di bruciare circa il 30%  in più di rifiuti rispetto ad oggi. Da quanto si legge: «… non incide direttamente sulle componenti ambientali». Né sarà però  possibile sapere se comporterà il superamento dei livelli di qualità dell’aria.

L’obiettivo sembra essere palese: evitare di sottoporre il documento alla VAS (Valutazione Ambientale Strategica), senza dunque il parere degli Enti Locali e delle Regioni, che avendo le competenza in tema di rifiuti spesso hanno intralciato la realizzazione degli inceneritori. Questo  vuol dire che non avranno o quasi voce in capitolo. Saranno inoltre dimezzati i tempi per gli espropri e le concessioni saranno più rapide. Quindi d’ora in  poi le amministrazioni locali  non potranno che «conformarsi al programma deciso dall’esecutivo e … provvedere alla localizzazione sul territorio delle nuove infrastrutture [definite] insediamenti strategici di preminente interesse nazionale».

Per raggiungere l’autosufficienza, secondo il Governo l’Italia deve bruciare annualmente un altro milione e 800mila tonnellate di rifiuti e perciò occorrono nuovi inceneritori oltre ai 40 già esistenti. Tutti da dislocare al centro e al Sud: Umbria, Marche, Lazio, Campania, Abruzzo, Puglia, Sardegna e Sicilia.

Alle  Regioni competerà solo decidere dove costruirli. I danni causati all’Ambiente potranno essere valutati solo dopo. E se per ora non serve nessun ulteriore approfondimento è come dire: «Ci penseremo dopo!»

Da uno studio dell’Arpa-Emilia Romagna sugli inceneritori di ultima generazione sembrerebbe  che il 30% in più  di incenerimento comporterà ogni anno la produzione di 450mila tonnellate in più di scorie e ceneri, 2mila tonnellate di ossidi di azoto, 545 chili di mercurio e altrettanti del velenoso tallio. Senza dimenticare 110 tonnellate in più di polveri sottili, 1.1 grammi di diossine e furani e 1 milione e mezzo di tonnellate di anidride carbonica, la stessa che l’Italia si è impegnata a ridurre  nell’ultima conferenza internazionale sul Clima.

Questi numeri potrebbero dar fastidio e intralciare la realizzazione dei  12 nuovi impianti. Per il governo è meglio piuttosto definire non quantificabili le ricadute sull’Ambiente e procedere indisturbati. Poi una volta avviati i lavori si troverà il modo per continuare a costruirli. Come è accaduto in passato per l’inceneritore di Acerra, anch’esso definito di “interesse strategico” in fase progettuale e poi dopo le proteste elevato a sito militare.

Ma stiamo tranquilli: «Nessun Impatto ambientale», secondo il ministro all’Ambiente Galletti.