Corpus sanus: l’osteoporosi

di Bruno Provitera

L’osteoporosi è una malattia in continua espansione; ad oggi affligge una donna su tre e un uomo su otto, per un totale di più di 200 milioni di persone nel mondo. In  Italia le fratture dovute ad osteoporosi ogni anno sono 200.000 con un costo sanitario gravante sulla popolazione del Bel Paese di 100 milioni di euro l’anno.

Le persone più esposte sono le donne dopo la menopausa. Anche se è una malattia che si evidenzia nella terza età, affonda le sue radici nell’età dello sviluppo: una mancata “saturazione” del tessuto osseo nei primi venti anni di vita condizionerà l’evoluzione della malattia negli anni della vecchiaia. Può essere accelerata anche da un’insufficiente introduzione di calcio e di minerali attraverso la dieta.

L’osteoporosi è di solito asintomatica. Si manifesta con sintomi solo quando è determinata da schiacciamenti o microfratture delle ossa, con comparsa di dolore. Ancora una volta è quindi importante la diagnosi precoce per poter evitare le fratture ossee. La prevenzione, però, deve iniziare nell’età dello sviluppo e intensificarsi nell’approssimarsi dell’età a rischio.

Le prospettive future riguardo l’incidenza di questa malattia non sono per nulla rosee e si stima un continuo aumento, anno dopo anno, dei casi riscontrati fino ad arrivare al 2050, data in cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha prospettato il  traguardo delle 6 milioni di fratture annue del solo femore nel mondo, un dato preoccupante se consideriamo che a oggi siamo a meno di 2 milioni di fratture annue.

L’osteoporosi si manifesta di solito a livello della colonna vertebrale, della mano e del collo del femore. L’assottigliamento e la fragilità delle ossa predispongono a deviazioni della colonna vertebrale e a fratture del collo del femore. Negli stadi iniziali la malattia non dà sintomi; mentre, quando è in fase avanzata, si possono verificare:

  • mal di schiena
  • abbassamento progressivo dell’altezza e postura incurvata
  • fratture di vertebre, ma anche femore, polso o altre ossa del corpo.

I fattori di rischio sono diversi:

  • nelle donne gli estrogeni hanno una funzione protettiva che, dopo la menopausa, viene a mancare, causando un’accelerazione nella perdita di massa ossea ( circa il 3%o l’anno)
  • negli anziani la perdita di massa ossea aumenta con l’età, quindi maggiore è l’età, più alto è il rischio di osteoporosi
  • avere familiari che ne soffrono può predisporre alla malattia
  • seguire una dieta povera di calcio, o una dieta eccessivamente ricca di sodio (sale da cucina) o di proteine, i cui prodotti metabolici (acidi) richiedono, per essere eliminati dai reni, il calcio (che viene ricavato dalle ossa)
  • condurre una vita sedentaria: l’attività fisica fa aumentare la massa ossea e questo risultato è possibile a qualsiasi età.

La Mineralometria Ossea Computerizzata (MOC) con tecnica DXA (Dual X-ray Absorptiometry) è l’esame che misura la massa minerale ossea (abbreviata come BMC) e la “densità ossea” (abbreviata come BMD).

In pratica misura la quantità e la densità di sali minerali (sali di calcio) contenuti nella regione esaminata del nostro scheletro. La MOC-DXA può essere eseguita a livello dell’avambraccio, della colonna vertebrale lombare, del femore o dell’intero scheletro

Secondo i criteri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (originariamente riferiti alle donne in menopausa, ma oggi utilizzati per gli adulti di ambo i sessi), si parla di osteopenia quando il valore del T-score è inferiore a -1, e di osteoporosi quando il T-score è inferiore a -2.5.

Tra le altre tecniche di misurazione della massa ossea la più diffusa è quella che utilizza apparecchi a ultrasuoni (ultrasonografia quantitativa o QUS) che viene eseguita al calcagno o alle falangi della mano, molto interessante in quanto poco costosa e di rapida e facile esecuzione, solo risultati che superano uno T-score  superiore a -5 sono da sottoporre alla MOC DEXA.

Trattamento:
La terapia dell’osteoporosi si basa sulla somministrazione di calcio e vitamina D, se è presente osteopenia, mentre si aggiungeranno farmaci specifici prescrivibili dal SSN con nota AIFA 79 solo in caso di osteoporosi.

Tra le novità terapeutiche tra non molto ci sarà un nuovo farmaco, ora sperimentale, la proteina correlata all’ormone paratiroideo (PTHrP), l’abaloparatide, che ha ridotto in modo significativo le fratture nelle donne in post-menopausa aumentando la densità minerale ossea (BMD). Lo hanno dimostrato i risultati di un recente studio presentato durante i lavori del congresso annuale dell’Endocrine Society, svoltosi a Boston ad aprile 2016.

Lo studio, è ancora in fase sperimentale, ha coinvolto più di duemila donne in post-menopausa, con un’età media di 69 anni (49-86) trattate per 18 mesi con abaloparatide 80 mg/die sottocute.

Questa sostanza, ha dimostrato:

  • di aumentare la densità ossea rispetto all’azione dei classici farmaci usati contro l’osteoporosi che non riescono ad essere efficaci su tutte le diverse tipologie di pazienti.
  • Di ridurre l’incidenza di fratture vertebrali dell’86% mentre quella delle fratture non vertebrali del 43%. Drastica riduzione anche per le fratture osteoporotiche (70%).

Questo risultato scientifico è stato ottenuto dal l’equipe di ricercatori guidata da Fitzpatrick.  L’altro co-autore dello studio, Paul D. Miller, Università del Colorado annuncia che questa sostanza anabolica, capace di costruisce di nuovo le ossa migliorandone la qualità,  sarà presto disponibile come trattamento prioritario per pazienti ad alto rischio appena sarà ultimata la revisione da parte delle agenzie del farmaco, procedura avviata in diversi Paesi.

Restiamo dunque in attesa del nullaosta delle agenzie del farmaco sulla proteina correlata all’ormone paratiroideo (PTHrP), l’abaloparatide. Sembra non avere paragone con i farmaci finora adoperati.

La rubrica Corpus sanus è curata dal dottor Provitera – Endocrinologo chirurgo – Patologo Clinico – Esperto in medicine Integrate