Emozioni e romanticismo per il “Canto d’amor” ed il viaggio nell’anima di Francesca Marini

 

marini canto d'amorUn viaggio nell’anima quello di Francesca Marini, un emozionante “Canto d’amor” che proprio partendo dal romanticismo di un titolo di spettacolo ricco di sentimentalismo, proietta il pubblico in una dimensione di poetica magia e di incantevole musicalità. Al teatro Totò, volando lieve e libera come una farfalla su di un campo di fiori, la passionale cantante ed attrice di una Napoli senza tempo, ha preso virtualmente il pubblico per mano accompagnandolo attraverso le sue emozioni di artista in un incontaminato mondo senza confini fatto di note, passioni ed amore. E cosi, guidati da colei che nel cantare sembra offrire alla gente tanti frammenti della sua luminosa anima, partendo dal teatro a ridosso di via Foria, ci si è fantasticamente ed idealmente ritrovati a Broadway, all’Olympia di Parigi, al Madison Square Garden di New York e poi ancora nelle taverne portoghesi ed a Lisbona a tu per tu con la saudade sprigionata dal Fado e nelle strade di Napoli al cospetto dei suoi più illustri cantori di ieri e di oggi. Cantando con la leggerezza e la grazia di un usignolo ed al tempo stesso con la forza vocale di una interprete possente e decisa, la Marini, con la regia ed i testi di Gaetano Liguori e le elaborazioni musicali di Antonello Cascone, partendo dal racconto di un’infanzia sognante al cospetto dell’affetto di una nonna, ha portato tra gli spettatori tutto il calore di una bella ed avvincente fiaba. La stessa che avendo come unici protagonisti proprio la Marini, i suoi ricordi d’infanzia ed una smisurata passione per la musica, alla pari di un romanzo d’autore, ha catturato l’attenzione dei presenti fino a renderli parte viva della vicenda narrata. Circondata in scena dalle belle evoluzioni del Corpo di Ballo della Dancework e dalla bianca maschera di Ettore Squillace teso ad emulare le gesta del celebre mimo malinconico innamorato della luna, Francesca Marini ha francescamnarrato e cantato il suo amore per la musica viaggiando nello spazio temporale e ritrovandosi dapprima bambina e poi ancora, donna ed artista. Partendo dall’ essenza di un canto immortale, diventato “d’amor” la Marini interpretando i brani di un repertorio ricco di suggestioni ed umane sensazioni è stata capace di trasfigurarsi fino a raggiungere ora le sembianze di una straordinaria “chanteuse réaliste” come l’indimenticabile passerotto parigino Edith Piaf, ora i lineamenti di Amália Rodrigues, ora, a turno, i tratti di Milva, della “canaria” Donnarumma e della “emigrante” Mignonette. Per tutti, uno spettacolo dalle grandi emozioni che ricco di interpretazioni sature di preziosismi vocali e di arditi cambi di registro, ha diffuso tra l’incantata platea i toni chiari e passionali di una artista capace di cantare con gli occhi e con l’anima ancor più che con la potenza di una voce limpida e naturalmente predisposta alla vocalizzazione in zona acuta. Passando disinvoltamente e con eccezionale tecnica dai toni più aggressivi e forti a quelle sue delicate e dolci inflessioni intrise di tenerezza, l’ardente “chanteuse napolitaine” ha evidenziato i tratti di uno spirito idilliaco e festoso. Tant’è che dopo tanti “Si bemolle” sul finale del concerto-spettacolo, avvinti dalla forza di una cantante dalle infinite energie, non ci si è più meravigliati dinanzi ad una Marini impegnata ad intonare la pucciniana “Nessun dorma” romanza della Turandot per tenore ed ancora, a mandare letteralmente in delirio il pubblico con la travolgente “The show must go on” dei Queen e dell’indimenticabile Freddie Mercury.

GIUSEPPE GIORGIO