Il buon latte italiano

di Antonietta Montagano

La società Parmalat, di proprietà della multinazionale Lactalis, ha deciso di non approvvigionarsi più dagli allevatori genovesi.

Questa tendenza a rivolgersi a mercati stranieri che offrono prodotti a basso costo ma magari di qualità decisamente inferiore e poco controllata è un serio pericolo: potrebbe estendersi su tutto il territorio nazionale.

La protesta è scoppiata ed ha avuto eco anche sul web: alcuni cittadini invitano a boicottare i prodotti Parmalat. Un’indignazione diventata in breve tempo virale, tantissimi i post contro la Parmalat e la multinazionale Lactalis.

latte

Circa 6000 litri di latte delle aziende liguri vengono gettati via ogni giorno: pare che la Parmalat lo compri in Cina, Francia e Romania. Gli allevatori e i cittadini protestano contro la società del gruppo Lactalis che per una scelta economica di scala, ha deciso di non rinnovare il contratto scaduto il 31 marzo scorso con i produttori delle valli genovesi.

Una decisione che colpisce duramente il settore dell’agricoltura e dell’allevamento che costituiscono una realtà fondamentale del territorio. La Parmalat pare ignorare le conseguenze sociali ed economiche delle proprie scelte.

Intanto, le istituzioni stanno cercando di aiutare gli allevatori messi in ginocchio, valorizzandola tipicità, la qualità e l’origine del latte, promuovendo le filiere corte dal produttore al consumatore, tutelando la genuinità e soprattutto garantendo la tracciabilità del prodotto.

Questa la strategia adottata dalla Città Metropolitana genovese, che insieme ai Comuni, Municipi e associazioni di categoria ha attivato una serie di forme straordinarie di commercializzazione del latte, con l’invito a rifornirsi direttamente dai produttori. Oltre che presso le aziende zootecniche il latte è acquistabile nei distributori/erogatori di latte crudo, che si trovano nel circolo di acquisto solidale e nei mercati comunali.

Una soluzione per arginare momentaneamente il problema sembra essere l’accordo di venerdì  15 aprile che si dovrebbe siglare tra gli allevatori genovesi e il Caseificio Pugliese con sede a Lauriano, in provincia di Torino.

Ma, come sostiene Gianluigi Graniero, presidente di Legacoop Liguria: «È un problema di livello europeo, un attacco che viene da lontano. Ma noi dobbiamo fare la nostra parte e comprare prodotti locali. Una volta si riceveva a domicilio il latte appena munto. Oggi non si può fare, ma è comunque necessario tutelare questa nicchia di qualità. E incrementare le start up, anche per i giovani che puntano sull’agricoltura».

La politica europea delle frontiere commerciali aperte si è spesso rivelata nefasta per l’Italia: basti pensare al settore dell’olio, ma anche  a quello del grano, della frutta, della pesca … Praticamente non è escluso nessun comparto.

Le Istituzioni italiane dovrebbero difendere con ogni mezzo la propria filiera enogastronomica e le eccellenze delle nostre regioni, una delle ricchezze del Paese.

(ph di copertina ANSA, per gentile concessione)