Il Cancro … lo stato dell’arte – parte 2^

di Bruno Provitera

In questa serie di articoli verranno esposti i limiti della chemioterapia  e della radioterapia in 5 tipologie di cancro cosiddetti solidi. L’argomento è complesso e la sua esposizione è necessaria per introdurre la medicina integrata, che non è certo miracolosa ma senza alcun dubbio migliora la qualità della vita dei malati oncologici con prognosi infausta.

medicina integrata

I tumori solidi si manifestano, in tre fasi distinte:

  • la malattia iniziale, o localizzata, in cui è presente solo un unico tumore in un’unica sede;
  • la fase delle recidive, eventuale e successiva alla chirurgia, in cui la malattia si ripresenta, ma sempre e solamente nella sede in cui è comparsa per la prima volta;
  • la forma disseminata, in cui le cellule maligne sono uscite dall’organo di origine per colonizzare altri organi anche a distanza

Il concetto di guarigioni, nel caso del cancro, è legato al fattore tempo: proprio perché nella maggior parte dei casi non si può essere del tutto certi che la malattia, sebbene localizzata, sia stata rimossa del tutto e che non vi siano in giro per l’organismo cellule maligne pronte a dare luogo a recidive locali o a metastasi, si considera generalmente guarita la persona che, dopo 5 anni dal termine delle cure, non manifesti più segni o sintomi di malattia. Per combattere il cancro la medicina ha a disposizione diversi strumenti, esaminiamo insieme i risultati raggiunti nel carcinoma del colon e dello stomaco:

CARCINOMA DEL COLON

Il carcinoma del colon, rappresenta la seconda causa di morte per cancro nella razza umana e specialmente nella società occidentale.

Il rischio di morte per cancro dell’intestino crasso è del 3% della popolazione.

Una dieta ricca di grassi e povera di fibre è ritenuta responsabile di rinforzare la flora batterica provocando la formazione di carcinogeni a partire dal contenuto intestinale, inclusi gli acidi biliari, effetto addebitato ad un ritardato transito intestinale.

I pazienti con neoplasia del colon possono presentarsi con alterazioni dell’habitat intestinale, emorragia rettale, dolore addominale, anemia o sintomi di malattia disseminata.

Si tratta di una neoplasia chirurgicamente aggredibile e con buoni risultati di guarigione quando è confinato all’intestino (stadio A e B secondo Dukes) se disseminato oltre la sede di origine (Stadio C secondo Dukes) occorre introdurree un trattamento polichemioterapico  finalizzato a ritardare le recidive. Risulta evidente che nulla si potrà ottenere in caso di malattia metastatica.

Essendo la metastatizzazione prevalentemente epatica si è andata sviluppando la tecnica di infusione dell’arteria epatica con citostatici, purtroppo anche se la intuizione è sembrata giusta, si è dovuto constatare che circa la metà dei pazienti trattati con questo accorgimento hanno riportato: gastriti ed epatiti chimiche nonché sclerosi biliare a fronte di nessunissimo incremento della sopravvivenza globale del paziente.

Gli schemi chemioterapici in uso avvalorano da decenni il ruolo del 5- fluorouracile che resta il farmaco principe nelle neoplasie del colon, ciò nonostante ci si trova di fronte a sopravvivenze medie tra i 6 e i 12 mesi a fronte di seri effetti collaterali legati alla chemioterapia.

I sintomi più frequentemente riferiti sono: meteorismo intestinale, disbiosi intestinale, emorragie rettali, anemia e dolori addominali oltre ai sintomi legati alla sua disseminazione metastatica..

La diagnosi, prevede : il clisma opaco con doppio contrasto, colonscopia con prelievo bioptico ed esame istologico e la TAC dell’addome completo con e senza mezzo di contrasto.

CARCINOMA DELLO STOMACO

Il carcinoma dello stomaco è al terzo posto come causa di morte per tumore. Origina solitamente dall’epitelio e raramente dal connettivo. Nel 90% dei casi dei casi si tratta di adenocarcinomi.

Fattori predisponenti possono comprendere un alto consumo di sale, aflatossine, l’ambiente in cui si vive, il suolo ricco di nitrati. E’ in dubbio se la infezione cronica da Helicobacter pilory interagente con altri fattori può essere considerata  un fattore scatenante. Non meno importante il fumo come fattore scatenante, una inidonea alimentazione anche se solo carente di solo frutta e o verdure fresche e la carenza di selenio; la presenza di una disbiosi intestinale che determina la crescita di batteri non enteritogeni che possono favorire la nitrosilazione delle amine endoluminali che sono altamente carcinogene.

I sintomi solitamente compaiono quando la neoplasia è già in uno stadio avanzato.  Sono: anoressia, calo ponderale, ulcerazione della neoplasia, dispepsia, anemia da carenza di ferro, occlusione del piloro con vomito e disfagia.

Alla diagnosi solitamente è già presente metastasi epatica, linfonodale e a distanza. Compaiono allora, ascite, ovarite secondaria, metastasi a livello del Duglas, che sono anche segni prognostici infausti. All’esame obiettivo possiamo riscontrare alla palpazione dell’epigastrio una massa . la diagnosi si pone dopo aver preso visione di una Rx grafia di esofago-stomaco e duodeno dopo pasto baritato, viene confermata mediante l’endoscopia che può rilevare una ulcera o una massa tumorale, che consente il prelievo bioptico contestualmente del tessuto sospetto.

Le metastasi epatiche oppure ovariche si possono evidenziare all’ecografia dell’addome o alla TAC addominopelvica, quelle peritoneali mediante laparoscopia.

Nelle forme localizzate l’eradicazione chirurgica rappresenta il trattamento elettivo, con una sopravvivenza a 5 anni di circa il 90% dei malati.

Tuttavia col passare del tempo interviene inesorabilmente la diffusione linfonodale che abbassa questa percentuale a circa il 10%.

Proposte terapeutiche alternative a quella chirurgica prevede solo chemio e radioterapia o protocolli misti. Tra i farmaci chemioterapici più efficaci ricordiamo il valore che ha assunto il 5 fluorouracile, con o senza acido folico, il methotrexate, l’adriamicina, la mitomicina, il cisplatino e l’eptoside.

Solitamente i farmaci su menzionati vengono usati in polichemioterapia con una percentuale di risposta alquanto bassa, 5-20% con una sopravvivenza a 3-6 mesi.

Se precedute da intervento chirurgico la polichemioterapia può dare una sopravvivenza a 12- 18 mesi nel 40% dei casi trattati.

Fine seconda parte

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La rubrica Corpus sanus è curata dal dottor Bruno Provitera – Endocrinologo chirurgo – Patologo Clinico – Esperto in medicine Integrate