Il cancro secondo la medicina accademica

di Bruno Provitera

L’insorgenza del cancro secondo la medicina accademica, si rifà alla teoria, che si sviluppò nel 1940 circa, frutto delle prime sperimentazioni in vitro, secondo le quali le cellule possono subire una trasformazione maligna se giungono due volte a contatto con sostanze tossiche o cancerogene – a quel tempo venivano usati  gli idrocarburi aromatici policiclici e l’olio di crotone – prevede uno sviluppo che passa attraverso tre stadi: iniziazione, promozione e progressione del tumore:

  • Il primo stadio è l’iniziazione del tumore le cellule del corpo umano sono messe a confronto con una sostanza definita cancerogena come la metilnitrosurea o etilnitrosurea e di conseguenza subiscono un cambiamento legato ad una mutazione del DNA cellulare.
  • Il secondo stadio è la promozione viene scatenato dal contatto con altre sostanze cancerogene come DDT, Phenobarbithal, ecc. Le cellule modificate nel loro DNA proliferano e cominciano a moltiplicarsi in maniera incontrollata.
  • Il terzo e ultimo stadio è rappresentato dalla progressione.

Il contatto con sostanze cancerogene viene considerato l’evento scatenante responsabile dello sviluppo di cellule tumorali maligne. Di queste, due sembrano essere fondamentali: l’iniziazione, responsabile della trasformazione della singola cellula, e la promozione che è un fenomeno pluricellulare, dal quale dipende la crescita del tumore come entità clinica.

Il contatto con l’agente cancerogeno può essere di durata molto breve (mutazione puntiforme) e il danno che ne deriva può essere irreversibile. oppure la cellula trasformata è segnata permanentemente e anche se rimane funzionalmente normale, la sua potenzialità neoplastica può essere attivata successivamente anche da stimoli non necessariamente cancerogeni.

La validità dello schema bifasico (iniziazione-promozione) è stata dimostrata in numerosi modelli sperimentali (leucemie-epatomi-tumori cutanei) e secondo la medicina accademica si può estendere a tutte le condizioni di cancerogenesi.

Questa teoria divenuta dogma della medicina accademica e baluardo dell’attuale ricerca scientifica rappresenta un modello non solo discutibile quanto insostenibile per la medicina naturale e biologica che si sofferma sulla teoria di iniziazione sottolineando come in presenza di cellule stabili (sane)  anche dosaggi molto elevati di sostanze genotossiche non comportano nessuna modificazione del DNA cellulare. Addirittura ulteriori studi hanno

dimostrato che trapiantando nuclei di cellule affette da tumore di Gravitz in  ovuli di rana senza nucleo, nascono girini normali; e che da chimere di normali embrioni di cavie e cellule di teratocarcinoma di topo si sviluppano topi assolutamente normali. Tutto ciò per dimostrare che l’informazione ereditaria, ovvero la genetica, non gioca nessun ruolo dominante nella carcinogenesi.

Per quanto riguarda la teoria della promozione esistono una vasta gamma di sostanze non genotossiche come gli estrogeni e l’amianto ad esempio che reagiscono in modo mutageno e quindi in grado di determinare l’insorgenza del cancro. Traendo da queste semplici considerazioni umili constatazioni nell’ affermare che danni o mutazioni genetiche non sono affatto necessari per scatenare un evento neoplastico.

Infine, circa la teoria della progressione si tratta esclusivamente di un passo teorico e puramente ipotetico, perché il passaggio dalla proliferazione alla malignità è in realtà molto fluido non c’è assolutamente bisogno di un nuovo contatto con sostanze cancerogene.

Intanto, si evince che oggi si continua a discutere di un modello scientifico con  presupposti teorici superati dalla conoscenze mediche e che forse la carcinogenesi risiede in un modello più semplice e meno articolato e complesso di quello che fino ad oggi ha assorbito miliardi di euro della ricerca.

È   mia personale convinzione che seppure i presupposti scientifici siano superati  c’è qualcosa che non va nel sistema economico scientifico e sociale che regge la ricerca scientifica europea, visto che continua a ricercare nella direzione  sbagliata.

La prova di quanto affermato è leggibile nei risultati ufficiali che la ricerca scientifica pubblica con le statistiche quinquennali che rendono bene l’idea del fallimento dell’oncologia medica,  delle cure chemioterapiche e di quelle radioterapiche utilizzate nei vari tipi di tumori.

Tralascio la trattazione della chemioterapia a chi la pratica quotidianamente per scelta professionale e per competenza specifica, tra l’altro non mi reputo la persona più adatta a questo ruolo viste le considerazioni espresse poco prima sul loro impiego.

Tuttavia, per il lettore, è necessario ricordare che la chemioterapia ha un suo razionale e che fonda le sue applicazioni sulle conoscenze acquisite e approfondite dei costituenti cellulari dello schema di sintesi del DNA e dell’RNA, del metabolismo proteico e della loro escrezione.

La rubrica Corpus sanus è curata dal dottor Bruno Provitera – Endocrinologo chirurgo – Patologo Clinico – Esperto in medicine Integrate