Il giorno in cui ci siamo incontrati e non ci siamo riconosciuti. Al San Ferdinando la fantasia scenica senza parole per attori e musica di Giuseppe Sollazzo
NAPOLI– Momenti di magia recitativa muta al teatro San Ferdinando, dove, per il “Napoli Teatro Festival”, con “Il giorno in cui ci siamo incontrati e non ci siamo conosciuti”, l’autore e regista Giuseppe Sollazzo, ha presentato uno spettacolo ricco di emozioni e di movimenti surreali sullo sfondo di un mondo visionario ed onirico. Tra una nutrita varietà di esseri umani ed inquietanti dimensioni tese alla profonda analisi dell’esistenza, quelle che alla prima si sono presentate dinanzi agli occhi dell’incantato pubblico sono state le emozioni scaturite da una storia fantastica in cui l’amore e la vita si confondono con l’aria e con un’umanità dai misteriosi contorni. Mettendo in evidenza le straordinarie evoluzioni sceniche di trenta attori di varie nazionalità, con la sua esaltante drammaturgia Sollazzo è riuscito a portare in palcoscenico un momento artistico singolarmente insolito e creativo. Incrociandosi, rincorrendosi, incontrandosi, uccidendosi ed amandosi tra sinuose ed affascinanti evoluzioni, ora energiche e decise, ora lievi ed evanescenti, i fantastici interpreti di quello che potrebbe essere definito come lo spettacolo dell’animo umano, sfruttando al meglio le indicazioni di regia, il bel disegno luci di Guido Levi e gli interminabili costumi di Lily Kendaka, hanno conquistato gli spettatori con un’intrigante favola senza parola, moderna e visionaria. Colorata di infinite e profonde ispirazioni grazie ad un fantastico accompagnamento musicale, la performance della compagnia di Sollazzo al teatro San Ferdinando ha convinto per la poeticità delle evoluzioni che nell’evocare atmosfere di vita più che mai fantastiche, hanno spinto tutti a scollegarsi dalla realtà. Grazie anche ai movimenti mimici di Ivan Baciocchi quella che è stata definita dallo stesso autore come una “fantasia scenica senza parole per attori e musica” usufruendo degli incantevoli quadri di infiniti “frammenti di vita” resi autentici e palpabili dalla straordinarietà di tutti gli attori, ha ben diffuso in platea adrenalina e stupore riuscendo più d’una volta a condurre lo spettatore in quella magica e benefica dimensione chiamata fantasia. Dimostrando come per uno strano gioco del destino uno sguardo può scatenare una passione così come una guerra ed immaginando una terra popolata da esseri viventi senza il dono del linguaggio, il lavoro di Sollazzo, tra individui che si incontrano senza conoscersi ed uomini imperterriti risucchiati dal vortice di una dimensione avulsa dal tempo, si è trasformato in un vademecum delle emozioni umane ed in un manuale di istruzione per meglio capire il funzionamento di tutti noi stessi. Trasgressiva ed introspettiva, la drammaturgia firmata Sollazzo dinanzi ad un apodittico crollo delle ideologie e dinanzi ad una sempre crescente responsabilità collettiva, ha portato in scena una sorta di premeditato delirio, in bilico tra l’invenzione ed il dramma umano. Puntando deciso l’indice contro quella collettività consapevolmente responsabile, gli artisti attraverso una lunga serie di satiriche e travolgenti trasformazioni hanno trascinato tutti nei meandri di confuse coscienze in cerca di bilanci esistenziali da pareggiare. Lanciando all’unisono un unico muto grido di allarme contro quella anestesia di massa che continua a tenere bloccate ed assopite le vittime di una società fagocitata dai media e dalla super informazione, l’ora e quindici di spettacolo senza l’uso della parola presentata in prima mondiale è piaciuta, ha divertito ed ha fatto riflettere proiettando tra la gente la luce di un teatro libero e concettuale. Catapultando il pubblico in una dimensione bizzarra ed ai limiti del surreale “Il giorno in cui ci siamo incontrati e non ci siamo riconosciuti” tra un vampiro urlante nel silenzio, una star che lascia autografi, una sposa che scappa dall’altare, una bambina che si finge morta ed un vecchio che muore davvero, ha diffuso tra gli spettatori le strane regole di un intrigante e pericoloso gioco, lo stesso che potrebbe anche rivelarsi come l’esatta proiezione della nostra giornaliera e spenta realtà.