Invictus Games, i capitani dell’anima – La storia di Carlo Calcagni

di Tonia Ferraro

Invictus Games, l’evento di multi-sport paralimpico riservato ai militari si terrà presso l’ESPN Wide World of Sports Complex di Orlando, Florida,U.S., tra l’8 e il 12 maggio di quest’anno.

Voluti fortemente dal principe Henry del Galles, gli Invictus Games si sono svolti a Londra con grande successo per la prima volta nel settembre 2014. Il principe sperava che fossero solo l’inizio della storia della manifestazione, ed infatti così è stato: gli Stati Uniti sono stati pronti a raccogliere la sfida.

ESPN Wide World of Sport
ESPN Wide World of Sport

Gli atleti degli Invictus Games sono gli uomini e le donne che si sono sacrificati per la propria Patria, l’incarnazione dei Giochi stessi. Persone che hanno dimostrato di non accettare la sconfitta. Persone che hanno una grande forza di volontà che li ha aiutati a superare le gravi difficoltà in cui si sono trovati.

E qui entra in gioco il potere dello sport: può aiutare fisicamente, psicologicamente e socialmente. Invictus Games è molto più di quattro giorni di gare: è un esempio per coloro che non riescono ad affrontare e recuperare le ingiurie subite in guerra sia del corpo che della mente. Un esempio dato da uomini e donne tenaci che hanno combattuto in prima linea servendo il proprio Paese e non si sono mai arresi alla loro disabilità.

Agli Invictus Games parteciperanno i militari di 15 nazioni. L’Italia sarà presente con il Gruppo Sportivo Paralimpico della Difesa, nato su iniziativa dello Stato Maggiore della Difesa nel gennaio 2014.

La squadra italiana del GSPD (Gruppo Sportivo Paralimpico della Difesa) partirà per Orlando il 4 maggio.

Tra i convocati c’è Carlo Calcagni, pugliese, colonnello del Ruolo d’Onore e Pilota Istruttore di elicotteri dell’Esercito Italiano. La sua specialità è il Ciclismo paralimpico.

Vittima della Sindrome dei Balcani, la strage silenziosa causata dall’esposizione all’uranio impoverito contenuto nelle munizioni, il colonnello Calcagni è invalido permanente al 100%.

Carlo Calcagni
Carlo Calcagni

Reduce dalla sua partecipazione alla missione internazionale di pace nei Balcani, nel 2002 gli venne diagnosticata una linfomielodisplasia con citopenia refrattaria con necessità di trapianto allogenico di midollo, una grave epatopatia cronica e un panipopituitarismo (ipotiroidismo, ipogonadismo e ipocortisolismo).

La sua malattia non concede scampo, ma Carlo Calcagni non si è mai arreso: si sottopone continuamente a pesantissime cure, e sempre con il sorriso sulle labbra: due ore di camera iperbarica appena sveglio; 7 iniezioni di immunoterapia a basso dosaggio, specifica per la MCS (Sensibilità Chimica Multipla); ossigeno terapia per 18 ore al giorno; dorme con la maschera facciale collegata al ventilatore polmonare. Subisce 4-5 ore al giorno di flebo e assume centinaia di pastiglie. Sopraggiunta una grave malattia neurologica autoimmune degenerativa, irreversibile e cronica, si sottopone settimanalmente a plasmaferesi e immunoglobuline.

In Bosnia è stato encomiato in zona di operazioni con la motivazione di «…  aver ben rappresentato l’esercito italiano e per aver dato lustro all’Italia intera in un contesto internazionale», ma dopo 14 anni non è ancora stata definita la pratica di risarcimento, nonostante  sia stato uno dei primi militari per cui è stato accertato il nesso causale fra la partecipazione alle azioni belliche con l’esposizione ai frammenti dei proiettili e delle bombe all’uranio impoverito e le infermità permanenti riportate. Assurdo, ma a tutt’oggi non c’è il riconoscimento ufficiale dello Stato.

Ironia della sorte, Calcagni lo scorso novembre è stato sottoposto a visita dalla Commissione Invalidi della ASL di Brindisi per valutare la sua domanda di accompagnamento ha rigettato l’istanza, benché al risveglio soffra di forti dolori alle mani tanto che non riesce neanche ad aprire i flaconi dei medicinali che è costretto ad assumere.

Carlo è uno dei militari che portano i segni del servizio prestato per il Paese e continua a lottare anche per i commilitoni morti nel silenzio, nella solitudine e senza aiuto.

Nonostante la sua malattia è tornato ad indossare la divisa, è rimontato in sella alla sua bici. Si allena in casa, per sicurezza e avere sempre a portata di mano tutto ciò di cui ha costantemente bisogno. Poi le Paralimpiadi di Londra e quest’anno quelle di Orlando. Carlo è un eroe dei nostri tempi, un esempio per tutti da cui trarre forza per affrontare le avversità, qualunque esse siano.

A lui, al suo coraggio, vogliamo dedicare la poesia di William Ernest Henley – il poeta stesso era un amputato – Invictus, non vinto, che incarna lo spirito combattivo del personale di servizio della Difesa ferito o malato e ciò che si può ottenere con la forza di volontà.

Dal profondo della notte che mi avvolge,/nero come un pozzo da un polo a un altro,/ringrazio qualunque dio possa esistere/per la mia anima inespugnabile./Nella feroce morsa delle circostanze/non mi sono tirato indietro né ho gridato forte./Sotto ai colpi d’ascia della sorte/il mio capo è sanguinante ma indomito./Oltre questo luogo di collera e lacrime/incombe solo l’orrore delle ombre,/eppure la minaccia degli anni/trova, e mi troverà senza paura./Non importa quanto sia stretta la porta,/quanto piena di punizioni la pergamena,/io sono padrone del mio destino:/io sono capitano della mia anima.