Ironia: arma vincente nella societa’ e toccasana per una vita a colori
Fu Freud che per primo ha analizzato la valenza ironica nel comportamento umano e la sua valutazione psicologica non si distanzia dalla ironia filosofica, che parte da una capacità autoironica, che serve per iniettare una dose dubitativa nella persona con cui si dialoga.
Che cosa è l’ammissione di ignoranza di Socrate se non l’abbattimento di ogni certezza per pervenire ad una verità più consapevole?
L’ignoranza socratica serve per mettere l’interlocutore nella possibilità di rivisitare le proprie idee, rianalizzarle e trovare nuove risposte che, ahimè, si davano per scontate. L’ironia, che è pure la capacità di ridere delle proprie convinzioni, da a chi la pratica una connotazione di simpatia umoristica, forse momentaneamente destabilizzante, ma che certamente porta ad una sdrammatizzazione benevola di quegli atteggiamenti saccenti di tante persone, afflitte da stupida delirante onnipotenza e che, se invece imparano ad usarla, possono recuperare la propria dimensione umana, fatta di umiltà e scevra da ogni residuo di superiorità intellettuale. Come dice Fulvio Fiori, noto autore di aforismi, “l’ironia è il sale della vita, il pepe, il pinzimonio; è il colore essenziale della gioia del distacco, della capacità di ridere, di sorridere, di guardare le cose da un punto di vista disincantato; l’ironia consente di non aderire al dramma, consente di sdrammatizzare, per l’appunto, di alleggerire, di guardare i problemi appesi a un palloncino, il che aiuta sicuramente a risolverli”.
L’ironia è sempre bonaria e mai cattiva, altrimenti sfocerebbe nel sarcasmo che, diversamente, tende alla ridicolizzazione ed alla annientamento del dialogante. Al contrario, deve essere adoperata con intenti migliorativi e mai dispregiativi. L’ironia aiuta a conoscersi e conoscere meglio e, laddove riesce a far ridere anche delle proprie posizioni valutative (ridersi addosso), facilita i rapporti umani, che devono poggiare su una parità intellettuale e mai su una pretesa superiorità.
Ecco perché Freud sosteneva che “l’uomo ridendo si libera da inibizioni e rimozioni, mette temporaneamente a tacere l’istanza della censura, offre una valvola di sfogo all’aggressività”. L’ironia va supportata da un sorriso, che non è quello di chi mostra semplicemente i denti ma di chi, con dolcezza, bussa con discrezione ad una porta e non la sfonda per entrare con prepotenza. L’ironia è certamente un’arma vincente per chi vuole aprirsi agli altri e non abbrutirsi nella presunzione della propria autosufficienza. Ovviamente deve essere una ironia naturale, deve appartenere al proprio abito mentale e mai forzata, per semplice esibizione caratteriale, questa sì che infastidisce perché non poggia su una profondità di pensiero ma sulla vacuità del nulla. Riepilogando è ironico chi prende coscienza dei propri limiti, chi non si prende troppo sul serio, chi sa applicarla su sé stesso (autoironia), chi sa che le proprie idee sono discutibili e suscettibili di modifica.
Il contrasto aprioristico, la battuta tagliente, l’intolleranza verbale, lo sguardo sprezzante ed una antipatica presunzione sono i sintomi di una società che ha perduto il senso dell’ironia.
Aldo di Mauro*
*Scrittore, poeta, filosofo