La salvaguardia della ghiandaia marina in Campania

di Melissa De Pasquale

La ghiandaia marina (coracias garrulus) è una specie appartenente alla famiglia dei Coraciidae, famiglia che annovera uccelli dal piumaggio coloratissimo.

È una delle specie europee più belle e appariscenti: il suo piumaggio è una meraviglia della natura con capo, parte delle ali e parti inferiori di un blu intenso, punta delle penne dell’ala nere e il dorso di un caldo color nocciola.

In Italia è sia migratrice che nidificante, trascorrendo l’inverno nell’Africa centrale e meridionale e spostandosi in Europa per riprodursi. La specie frequenta habitat pianeggianti e collinari che si caratterizzano per il clima caldo e asciutto, ricchi di cavità naturali o artificiali e con ampie aree aperte, soprattutto incolte. Importante anche la presenza di corsi d’acqua.

La nidificazione avviene solitamente nelle cavità naturali, come alberi di grandi dimensioni, scarpate, rocce, ma in alcuni casi in base alle circostanze anche artificiali.

In Campania negli ultimi anni sono sempre di più le nidificazioni in cavità artificiali, soprattutto fori nei vecchi ruderi abbandonati o – meno frequentemente – sotto ai cavalcavia a causa della scarsa presenza di grossi alberi. La riproduzione avviene fra fine maggio e inizio giugno con la deposizione di una media di 4 uova.

Terronian Magazine ha avuto il piacere di intervistare la dottoressa Danila Mastronardi, biologa, socio fondatore e vicepresidente dell’ASOIM (Associazione Studi Ornitologici Italia Meridionale), inanellatrice e rilevatrice di uccelli acquatici riconosciuta dall’ISPRA (Istituto Superiore Protezione e Ricerca Ambientale) che da sempre dedica le sue ricerche a specie legate agli ambienti aperti come la Ghiandaia marina e allo studio della comunità ornitica di Foreste quali Cuma, Roccarainola e la Riserva Statale di Castelvolturno.

Danila Mastronardi

La ghiandaia marina è considerata una specie a rischio. Perchè?

A livello mondiale la specie è distribuita nella regione euroturanico-mediterranea, con le popolazioni più consistenti concentrate in Russia e Turchia. Purtroppo la Ghiandaia marina è in forte decremento numerico, più accentuato negli ultimi 3-4 decenni con sparizioni locali nelle regioni più occidentali del suo areale. Questa situazione sfavorevole ha allertato la CEE che ha attivato forme di tutela della specie, ed è stata inclusa nell’All.I della Direttiva Uccelli del Ministero dell’Ambiente. È SPEC 2, cioè specie la cui popolazione globale è concentrata in Europa e che in questo continente versa in uno stato sfavorevole di conservazione, ed è considerata “in pericolo” nella Lista Rossa nazionale. Per questo grado di tutela è reato molto grave uccidere, detenere in cattività, distruggere nidi di questa specie.

Le cause del decremento sono da ricercarsi nella distruzione degli habitat favorevoli alla specie con l’eliminazione dell’incolto, l’uso di pesticidi che abbattono il numero di specie-preda, la mancanza di cavità adatte alla riproduzione (abbattimento grossi alberi), il disturbo antropico e, non ultimo, l’abbattimento illegale, il furto di uova o nidiacei che, nonostante le leggi in vigore, continua a perpetrarsi in alcune aree.

È vergognoso che l’ignoranza e la scarsa sensibilità umana, anche durante la scorsa estate, abbia portato alcuni loschi personaggi a violare un importante nido di Ghiandaia marina nel casertano dove stavano crescendo i pulcini, con l’uccisione di alcuni individui e il furto dei piccoli. Fortunatamente l’operazione per il bracconiere non è andata a buon fine: il losco personaggio è stato individuato e un piccolo di Ghiandaia marina è stato liberato.

Quali sono le zone esclusive in cui ci si può imbattere nelle ghiandaia Marina in Italia e soprattutto in Campania?

In Italia la ghiandaia marina è presente con circa 300-500 coppie distribuite su tutta la penisola ad eccezione delle regioni più settentrionali. Recentemente è stata colonizzata la pianura Padana centro-orientale. Anche in Italia, come nel resto d’Europa, la specie è in forte decremento e questo giustifica gli sforzi dei ricercatori che si adoperano per la sua salvaguardia. In Campania la presenza della specie è stata testimoniata già alla fine del 1800; nel 1989 fu segnalata la sua nidificazione nel salernitano, ma oggi non abbiamo la certezza della riproduzione in questa provincia. La popolazione più consistente e più studiata si trova oggi in provincia di Caserta, nelle aree agricole della Campania felix. Si tratta tuttavia di una popolazione ancora piccola per quelle che sono le potenzialità dell’area.

Di cosa si occupa nello specifico la vostra attività di ricerca?

Abbiamo iniziato a seguire la ghiandaia marina in Campania nell’anno 2011, entrando a far parte del progetto nazionale CORACIAS in cui assunsi il ruolo di coordinatore regionale. I primi due anni sono stati dedicati a perlustrare l’area del mondragonese per valutare la consistenza delle popolazioni. Nel secondo anno in particolare lo studio fu molto intenso: il territorio interessato fu suddiviso in quadranti e diversi ornitologi dell’ASOIM suddivisi in squadre perlustrarono tutti i ruderi presenti nell’area. Questa azione fu importantissima per conoscere la consistenza della popolazione casertana. Il terzo anno di studio è stato dedicato invece alla valutazione del successo riproduttivo e della dieta: alcune coppie sono state seguite durante tutto il periodo primaverile-estivo in modo da valutare quante di esse si riproducevano con successo, quanti piccoli nascevano e quali prede venivano portate al nido.

Cosa si può fare nel concreto per la conservazione della specie?

La ghiandaia marina in Campania ha bisogno di tutto l’aiuto possibile affinché si scongiuri l’estinzione e si adottino invece le giuste azioni per aiutarla ad accrescersi. Il nostro lavoro di conoscenza ha gettato le basi per le future azioni di conservazione. Per aiutare la popolazione campana bisogna innanzitutto sensibilizzare il mondo agricolo perché metta in atto semplici interventi che sarebbero di enorme aiuto alla specie, quali lasciare piccoli patch di incolto dove la specie caccia gli insetti-preda, evitare l’uso indiscriminato di pesticidi, alcuni dei quali proprio in questi giorni sono sotto il mirino dello IARC (Agenzia per la Ricerca sul Cancro) per il possibile effetto cancerogeno, aumentare e rendere efficace il controllo da parte delle Forze dell’Ordine per scongiurare gli atti vandalici sui nidi, posizionare nidi artificiali per aumentare le cavità disponibili alla specie e soprattutto per eliminare il problema della predazione da parte di animali domestici o selvatici.

Quali sono le speranze future e gli obiettivi del vostro lavoro a breve e lungo termine?

Le azioni concrete di conservazione, sia gli interventi sugli ecosistemi agricoli, sia il posizionamento di cassette nido, non si possono attuare senza finanziamenti. La nostra speranza è che ci sia l’attenzione da parte di Enti nazionali o europei che vogliano darci la possibilità di rendere concrete le nostre idee.

Da ricercatori siete mossi sicuramente da una grande passione per il vostro lavoro e in questo caso per la natura, come si combina ciò con la vita di tutti i giorni? Che difficoltà trovate nelle attività di ricerca? Nel vostro caso c’è un qualche appoggio da parte delle istituzioni o di qualche ente?

La nostra passione è nata con noi, ce la portiamo dentro da sempre e ci dà la forza per stare ore in campo col caldo torrido o con la neve per credere che le cose potranno cambiare. Personalmente tutte le ore che dedico al mio studio della natura le sottraggo a quelle che sono le attività ludiche più diffuse e comuni (fare shopping, passeggiare), poi corro e riesco, nel tempo che ho, a farci entrare tutto. Il grande, enorme aiuto viene dal fatto di essere in gruppo. L’Associazione Studi Ornitologici Italia Meridionale (ASOIM) onlus è una bellissima realtà di quasi trenta anni di vita. Siamo accomunati da questa enorme passione e ciò che facciamo lo facciamo con gioia e insieme. Il lavoro sulla Ghiandaia marina non sarebbe mai stato possibile se non ci fossero stati tanti amici dell’ASOIM a fare il lavoro di campo con me. Abbiamo l’appoggio di alcuni Enti, Parchi nazionali, regionali, Regione Campania, che ci sostengono in alcune nostre iniziative, anche economicamente.