La storia e le origini dell’Epifania
di Tiziana Muselli
L’Epifania è una festività religiosa cristiana che ricorre il 6 gennaio. Il nome deriva dal greco antico e significa “rivelazione” e “apparizione” e celebra la rivelazione divina di Gesù ai Magi. Il Vangelo narra che i Magi giunsero da Gesù grazie alla guida della stella cometa donandogli oro (per la sua regalità), incenso (per la sua divinità) e mirra (per la sua morte).
La festività, che risale forse al II secolo d.C. nacque in Oriente e celebrava il battesimo di Gesù poiché un gruppo di gnostici riteneva che la sua incarnazione divina non fosse avvenuta al momento della nascita, ma del battesimo.
Poi l’Epifania venne adottata dalla Chiesa Cristiana Orientale acquisendo il significato di “festa della manifestazione”. Secondo la dottrina cristiana Gesù infatti manifestò la sua natura divina, oltre che umana, in tre momenti della sua vita: la visita dei Magi, il battesimo ed il miracolo delle nozze di Cana. La festa si diffuse poi in occidente venendo accettata dalla Chiesa di Roma.
La credenza popolare associò a questa ricorrenza la figura della Befana. La Befana, il cui nome deriva da Epifania, sarebbe una vecchia brutta ma benevola, dall’abbigliamento povero che, nella notte tra il 5 ed il 6 gennaio, volerebbe a cavallo di una scopa. La vecchia, secondo la tradizione, porterebbe dolciumi ai bambini buoni e carbone a quelli cattivi.
La sua origine risale a riti pagani rurali del X-VI secolo a.C che propiziavano l’agricoltura. Gli antichi romani li fecero propri celebrando la morte e la rinascita della natura la dodicesima notte dopo il solstizio d’inverno, un momento carico di aspettative per i raccolti del nuovo anno. I romani credevano inoltre che durante queste notti divinità femminili che rappresentavano la natura invernale, volassero sui campi per propiziare il raccolto. Alcuni storici le identificano nella divinità Diana, dea della luna e della vegetazione, altri pensano che si tratti di Satia, dea della sazietà o Abundia, dea dell’abbondanza.
È possibile anche che la figura della Befana sia stata ispirata dall’antica ricorrenza romana delle Sigillaria in cui si celebrava l’inizio dell’anno in onore del dio Giano (divenuto poi Januarius, gennaio) e della dea Strenia. Durante i Sigillaria si scambiavano come doni statuette d’argilla, bronzo oro e argento chiamate sigilla. I bambini ricevevano sigilla in pasta dolce a forma di bambole e di animaletti.
Dal IV secolo d.C. la chiesa condannò i culti pagani ritenendoli demoniaci: per questo ragione la Befana ha ereditato l’aspetto di una strega. La sua figura infine venne accettata dalla chiesa che istituì l’Epifania dodici giorni dopo il solstizio d’inverno, assorbendo il culto numerico pagano.
L’età vegliarda della Befana e le sue vesti logore rievocavano anche l’anno trascorso e la natura spoglia. Secondo questa simbologia in alcuni paesi europei c’era l’usanza di bruciare dei fantocci che rappresentavano l’anno vecchio. Tuttavia la tradizione della Befana potrebbe anche derivare da un’antica leggenda secondo la quale i Magi non riuscendo a trovare la strada chiesero informazioni ad un’anziana signora. I Magi insistettero perché la donna andasse con loro, ma la vecchia rifiutò. Poi si pentì e volle raggiungerli portando con sé un cesto colmo di dolciumi, ma fallì nel suo intento. Decise quindi di donare i suoi dolci a tutti i bambini che incontrava sperando che uno di loro fosse il piccolo Gesù. Da allora per farsi perdonare girerebbe tutte le case del mondo per distribuire regali ai bambini.
In passato i bambini usavano lasciare delle scarpe fuori la porta perché potessero servire alla vecchia durante il suo girovagare. Se le scarpe non le fossero state utili, le avrebbe lasciate piene di dolci. Il carbone, simbolo dei fantocci bruciati e del rinnovamento della stagione, veniva messo nelle scarpe con i dolciumi. Poi il carbone divenne invece simbolo di punizione per i bambini che erano stati cattivi nell’anno trascorso.
Secondo altre credenze la Befana rappresenterebbe la dea custode del focolare, luogo sacro della casa. Il camino in cui si introdurrebbe per lasciare i suoi doni, assume così l’aspetto simbolico di ponte tra terra e cielo.