L’antico castello mutilato di Portici
di Francesco Bartiromo
Situato nella centralissima piazza San Ciro, il Palazzo Capuano, o Villa Materi o Palazzo Rolando è di sicuro il più antico edificio di Portici. Risalente all’epoca medievale, ricopriva la funzione di palazzo ducale, sede del locale potere feudale.
Al giorno d’oggi è ancora difficile risalire all’anno preciso della sua costruzione: pare sia stato eretto tra il 1200 e il 1300, anche se alcune fonti ritengano che sia stato costruito addirittura a metà dell’Anno Mille.
La sua costruzione viene attribuita al nobile patrizio napoletano Gualtiero Galeota, contraddicendo la sua presunta edificazione nell’anno Mille, dal momento che il nobile filantropo è vissuto nel 1300. È però possibile che il Galeota possa aver fatto costruire l’edificio su una struttura preesistente, ovvero la torre, la parte più antica del palazzo, originariamente distinta dal resto dell’edificio su cui è stato poi poggiato il corpo di fabbrica del Trecento.
Alla destra della torre è situata la Villa Materi, dal nome degli ultimi proprietari, prolungamento del palazzo, fabbricata nel Cinquecento, definita anche la ‘a Cumuna vecchia perché ospitò gli uffici comunali della città alla fine dell’Ottocento e della Regia Pretura fin quasi a metà del Novecento. Il palazzo è dunque il risultato della sovrapposizione di elementi di epoche diverse.
Nel corso dei secoli è appartenuto a diverse famiglie nobiliari tra cui i principi Carafa di Stigliano, i nobili genovesi Mari, i del Giorno, e infine dalla famiglia Capuano fino al XIX secolo.
Oltre alle diverse casate che vi si sono succedute, Palazzo Capuano ha ospitato nel corso dei secoli numerose figure di rilevanza storica. Tra le sue mura, infatti, sono stati accolti: le regine di Napoli Giovanna I e Giovanna II D’Angiò-Durazzo, il ministro del re di Napoli e di Sicilia Carlo di Borbone Bernardo Tanucci, il sovrano delle Due Sicilie Ferdinando II di Borbone. Inoltre, vi è nata la viceregina del Reame di Napoli Anna Carafa di Stadera, principessa di Stigliano, duchessa di Mondragone, di Sabbioneta e di Traetto, contessa di Fondi, feudataria della comarca di Torre del Greco, con i casali di Resina, Portici e Cremano.
Purtroppo dell’antico palazzo è rimasto ben poco a causa della scellerata decisione dell’Amministrazione comunale nel1948 di aprire l’attuale via della Libertà proprio in mezzo all’edificio, lasciandolo per diverso tempo diviso in due parti. In seguito l’ala destra, quella situata nel quartiere mercato, fu abbattuta per via dello stato precario della struttura, lasciando tutt’ora uno sterile spazio vuoto usato negli scorsi decenni come parcheggio abusivo. Attualmente viene recintato periodicamente ed è spesso usato come irregolare discarica.
All’epoca della scellerata demolizione, a nulla valsero le proteste degli ultimi proprietari e di buona parte della popolazione porticese. La costruzione della “strada nuova” in nome del più bieco progresso non guardò in faccia a nessuno, calpestando la memoria storica e culturale dell’antico edificio, nel 1913 dal Ministero della Pubblica Istruzione dichiarato edificio d’importante pregio storico-artistico.
L’enorme Palazzo possedeva al suo interno una splendida galleria decorata con gli affreschi del celebre pittore Bellisario Corenzio. Il corpo di fabbrica rinascimentale si presentava ripartito su due livelli, con finestre delimitate da timpani lineari, tranne quella in asse con il portone d’ingresso, che è di forma triangolare. Quest’ultimo recava in origine lo stemma nobiliare, oggi perduto, e dà accesso ad un notevole androne con volte a vela.
Inoltre alle spalle del palazzo era presente una imponente distesa di giardini che si estendeva fin alle alte estremità del territorio porticese, caratterizzata dalla presenza di numerose fontane e giochi d’acqua, che probabilmente attingevano la propria fonte dal fiume Dragone, oggi scomparso dalla superficie cittadina. Il Dragone scorreva probabilmente lungo l’attuale via Salute, a ridosso di Villa Rocca nei pressi del piazzale detto ‘ncopp’o rarone.
Dell’antico edificio rimane dunque soltanto la torre centrale e la Villa Materi, che di recente sono state puntellate per mettere in sicurezza il sito dalle precarie condizioni.
Il Palazzo, così come tutta la piazza San Ciro, è oggetto di diversi progetti di riqualificazione, ma tutto rimane ancora fermo sulla carta, mentre l’antico edificio continua a perdere i pezzi.
Il vecchio castello feudale mutilato fu uno dei pochi edifici a scampare alla devastante eruzione del Vesuvio del 1631, quella che distrusse l’antica chiesetta di Santa Maria delle Grazie un tempo ubicata nel Largo de’ Favoriti, l’odierno Largo Croce, ma non ha potuto resistere alla ben più devastante mano dell’uomo.
Guardando ciò che resta di Palazzo Capuano tutt’oggi si fa fatica a comprendere come sia stato possibile che un’Amministrazione comunale abbia potuto autorizzare tale scempio più di mezzo secolo fa: in nessun altro luogo si sarebbe potuto concepire l’abbattimento dell’edificio più antico della città.
Del vecchio castello feudale non rimane quasi più nemmeno la storia, dato che lo stesso Comune di Portici fatica a fornire una completa e dettagliata fonte storica, così come tutt’ora non si riesce a risalire con certezza su chi e quando pose la prima pietra della costruzione dell’antica torre centrale, né quale fosse la sua funzione.