L’eredità di Pino

di Francesco De Crescenzo

Nella notte del 4 gennaio 2015, poco dopo le due, muore Pino Daniele. Inizia il tamtam sui social, televisioni, giornali. Il primo a diffondere la notizia è il suo amico e collega Eros Ramazzotti. Chi non ha appreso subito la notizia viene investito da un’autentica doccia gelata al risveglio,

Napoli è sconvolta, una coltre di mestizia avvolge la città, il cordoglio sul volto della gente comune, dei fans e degli amici d’infanzia e i colleghi dei grandi successi.

Passato però il momento iniziale dello shock Napoli reagisce: la sera del 6 gennaio la gente riempie Piazza del Plebiscito per un flash mob, proprio in quella piazza che lo aveva osannato nel concerto del 1981. E come nell’81 sono duecentomila anime, forse più, a cantare le sue canzoni, decine sono i cartelli uno su tutti: «Cia’ Pinù, colonna sonora della mia vita».

La sera del 7 la scena si ripete, ma con un velo di malinconia più marcato. Una leggera pioggerella non ferma i napoletani che, ancora più numerosi della sera precedente, vogliono essere presenti per tributare il loro ultimo saluto al Nero a metà.

Dagli altoparlanti risuonano le note di Napul’è, composta quando aveva solo 18 anni e Quando, due delle canzoni più conosciute tra i suoi numerosi successi. Tra le lacrime di tanti la voce di Pino risuona per l’ultima vola nel salotto buono della sua Napoli.

Nei giorni a seguire pian piano la vita riprende il suo ritmo, e forse con più frequenza di prima risuonano fra i vicoli, i mercatini e le piazze della città le note delle canzoni di Pino, la gente le canticchia, qualcuno commenta rammaricato, dice: «Era una morte che si poteva evitare», qualcun altro ancora incredulo chiede più a se stesso che a chi gli sta intorno: «Ma è overo, è morto Pino Daniele?»

No, Pino non è morto, almeno per i napoletani e almeno nello spirito, così come non sono mai morti i grandi di Napoli, dai De Filippo a Totò, da Nino Taranto a Troisi, a Raffaele Viviani e tanti, tantissimi altri.

Di Pino resta un contributo artistico immenso, nascono come funghi le cover band. Qualcuno già c’era, qualcuno che con gli anni è diventato sempre più bravo e simile a Pino: Salvatore Mazzella, Napoletano D.O.C.

Salvatore nasce il 23 marzo del 1971. A dieci anni ascolta  il primo concerto di Pino Daniele. Dice: «Ne sono rimasto letteralmente folgorato». Sul finire del 1985 decide di creare un gruppo per omaggiare Pino Daniele proponendo esclusivamente la sua musica, il 24 febbraio del 1986 i Ce sta chi ce penza – questo era il nome del gruppo – fecero la prima serata a pagamento. Quest’anno ha tagliato il traguardo dei 30 anni dedicati all’omaggio a Pino.

Mazzella è uno degli interpreti più apprezzati delle canzoni di Daniele. Numerose sono le sue partecipazioni a programmi televisivi dedicati ai sosia e
alle cover band: nel 1996 Re per una notte con Gigi Sabani, nel 1999 Momenti di gloria con Mike Bongiorno, nel 2008 È nata una stella gemella con Lorella Cuccarini.

Terronian Magazine ha incontrato Salvatore Mazzella, che con grande disponibilità ha risposto a qualche domanda.

Come hai appreso della morte di Pino e quale è stata la tua prima reazione?

La notizia della morte di Pino fu per me letteralmente sconvolgente! Erano le 7,30 del 5 gennaio: un mio amico mi mandò un sms con la notizia. Non potevo crederci, speravo in una bufala di cattivo gusto. Allora accesi la TV e ne ebbi la conferma.
Scoppiai in lacrime, non riuscivo a fermarmi, era come se fosse morto un mio parente. In effetti Pino è il mio “papà musicale”. Passai tutto il giorno a casa tra TV e internet a guardare tutto ciò che riguardava Pino.

Lo hai mai incontrato di persona?

Due volte ho incontrato Pino di persona, e tutte e due le volte non mi sono avvicinato a lui, ho voluto sempre rispettare la sua privacy. Una volta fu a Napoli qualche mese dopo la morte di Massimo Troisi. Lui era seduto dietro in macchina e nel traffico ci incrociammo, ero alla guida della mia macchina, riuscii solo ad alzare la mano per salutarlo, lui mi sorrise e rispose allo stesso modo.

Un’altra volta, più recentemente, lo incontrai a Roma, zona Olgiata. Vidi questo fuoristrada che si fermava e l’autista che scendeva ad aprire la porta, pensai ad un personaggio importante e così mi fermai a guardare. Immagina la sorpresa nel vedere che da quella macchina scendeva Pino! Rimasi a tre metri da lui a guardarlo, non mi avvicinai, era sotto il braccio dell’autista, Pino aveva problemi di vista, non volli disturbarlo.

Leggo dal tuo blog che alcune sere dopo la morte di Pino lo hai sognato e ti ha chiesto di continuare a farlo cantare ancora. Adesso stai portando avanti un importante progetto, un tributo a Pino ma anche la celebrazione dei trent’anni di carriera. Quali sono i progetti per il futuro?

Il mio omaggio a Pino va avanti. Proprio il sogno mi fece riprendere il progetto che volevo abbandonare, non me la sentivo di continuare a cantare le sue opere, però dopo quella notte mi sentii autorizzato a farlo! Continuo anche a comporre le mie musiche ed i miei testi, collaboro ancora con Mario Abbate jr. Proponiamo nostri brani, ma Pino è nelle mie corde, nella mia mente, nella mia anima: devo per forza cantarlo. Lo farò fino a quando ci sarà in me un filo di voce per poterlo omaggiare.

Le date dei tuoi prossimi concerti?

A breve sarò in Campania per 3 date consecutive, 29-30-31 luglio. Per agosto abbiamo già una decina di date ed altre da confermare. Sogno un grande ritorno a Napoli, in una piazza. Ho inviato un po’ di proposte, compresa una al sindaco di Napoli, per un concerto gratuito! Spero di poter avere l’appoggio delle Istituzioni o di qualche sponsor per coprire almeno i costi.

Un saluto ai lettori?

A tutti i lettori di Terronian Magazine il mio saluto. Mi piace farlo come lo avrebbe fatto Pino… «Stateve buone, guagliù!»