Quel liquore campano con l’emblema sabaudo
di Francesco De Crescenzo
Nonostante stampa, televisioni e buona parte della letteratura italiana continuino a celebrare i falsi miti del risorgimento e facciano passare per eroi personaggi di dubbia fama, dal 2011 si è registrata una forte inversione che tende a dare giustizia alla storia del Regno delle Due Sicilie.
Il revisionismo storico ha raggiunto risultati fino a quella data impensabili: nonostante che nelle scuole si continuino ad insegnare vicende mistificate, fatti descritti dai vincitori, sono sempre di più i meridionali che prendono coscienza di quello che è accaduto realmente nel 1860. Questo grazie ad un lavoro certosino portato avanti con spirito di abnegazione da parte di associazioni e movimenti meridionalisti. Una su tutte il Movimento Neoborbonico, fondato nel 1993 da Riccardo Pazzaglia e Gennaro De Crescenzo.
Prima nelle piazze o attraverso le pagine dei quotidiani e ora sul web, i neoborbonici stanno realizzando una rivoluzione culturale senza precedenti, cui va aggiunta l’importanza che la pubblicazione di alcuni libri, come Terroni di Pino Aprile, hanno avuto e stanno ancora avendo.
Fa male però constatare che tutt’oggi tanti meridionali ignorano la verità e vivono nell’illusione di un Italia unita. Unita sì, ma solo fisicamente, sulla carta.
Alcuni sono in buona fede, e il loro modo di pensare è frutto della sistematica negazione della verità da parte del potere centrale.
C’è anche una cospicua fetta di gente del Sud che ha speculato sull’ignoranza altrui:
è infatti risaputo che non tutti i meridionali furono svantaggiati dall’unità nazionale. Alcuni, i liberali, che avevano cospirato per rendere più agevole la conquista di Garibaldi, ne trassero benefici e oggi i loro discendenti magari formano la classe dirigente. Ecco perché c’è ancora chi va fiero di quella storia mistificata, e addirittura ne fa un vanto. Uno di questi potrebbe essere la nota azienda che produce il liquore Strega, che reca in evidenza sulla propria etichetta lo scudo sabaudo.
Incuriosito dall’emblema dei Savoia in bella mostra, ho fatto una ricerca e ho trovato sul sito ufficiale dell’azienda la storia della famiglia Alberti, di Giuseppe, fondatore della distilleria beneventana, e dell’Italia.
Si legge dal sito: Carmine Vincenzo Alberti, padre di Giuseppe, nasce a Napoli nel 1799. A causa della sua attività di cospiratore viene imprigionato dai Borboni [la famiglia reale delle Due Sicilie viene citata erroneamente: è corretto Borbone, ndr] e successivamente di trasferisce nel Sannio, che all’epoca è territorio pontificio.
Giuseppe Alberti nasce a San Felice a Cancello (CE) il 29 luglio 1834.
Apre a Benevento un caffè nella piazza principale della città, che diventerà punto d’incontro degli spiriti liberali. In quello stesso periodo intraprende un florido commercio di vini in tutta Italia.
Nel 1861 mentre nel sud cominciano i problemi, l’azienda Strega acquista l’area presso la stazione ferroviaria per impiantarvi lo stabilimento. Negli anni a seguire a causa della guerra doganale con la Francia si riduce notevolmente il commercio di vini, e si afferma sempre più quello del liquore Strega.
Dal 1900 al 1922 l’azienda è amministrata dai quattro fratelli Alberti, eredi di Giuseppe, che grazie alla politica espansionista dell’Italia sabaudo-fascista, impiantano uno stabilimento a Tripoli in Libia, ormai colonia italiana.
Nonostante la crisi economica che segue, l’azienda in pieno periodo fascista impianta due nuovi stabilimenti, uno a Nizza in Francia e uno a Chiasso in Svizzera.
Detto questo non voglio tirare conclusioni affrettate, perciò lascio ai lettori l’ardua sentenza.