Vento di camorra: le mani sull’energia eolica
di Antonietta Montagano
Ci sono uomini che sanno davvero analizzare e capire la realtà. Pier Paolo Pasolini era uno di questi grandi: vedeva la fine dell’Italia contadina con i suoi antichi valori soppiantata dall’omologazione capitalistica, con gravi ripercussioni sull’Ambiente e soprattutto sul paesaggio: la civiltà dei consumi distrugge i luoghi interiori esattamente come quelli esteriori.
Nel 1973 Pasolini realizzò un film per la Rai, pressoché sconosciuto Pasolini … e la forma della città. È stupefacente l’attualità di quelle immagini ed è davvero straziante che egli affermasse sconsolato che oramai non c’era più nulla da fare, che il capitalismo omologante l’avrebbe avuta vinta in pochi anni. Profetico: il degrado è continuato.
Basta guardarsi intorno: anche le persone più distratte si accorgeranno delle centinaia di pale eoliche disseminate sui crinali dell’Appennino centro-meridionale in modo così massiccio da lasciare sbalorditi. Il Sud Italia appare invaso sempre più da centrali eoliche. Le zone più deturpate sono quelle della Valle del Fortore, in alta Irpinia, in Molise e nel Sub Appennino Dauno, ma il fenomeno interessa anche altre regioni italiane.
Energie alternative sono e restano una cosa giusta se apportano benefici alle persone e all’Ambiente. In alcune aree purtroppo la conversione all’eolico è stata gestita in modo sbagliato. Spesso in nome dell’energia pulita non si è esitauo a svendere il territorio secondo una logica neo-colonialista.
Per eolico selvaggio si intende la realizzazione indiscriminata di impianti eolici, effettuata da pubbliche amministrazioni che in cambio di quattro soldi hanno svenduto e svendono il proprio territorio facendolo diventare un ammasso di gigantesche antenne protese al cielo. Né allo stesso tempo hanno preteso il giusto indennizzo economico per il territorio violato che rimarrà per sempre deturpato. Amministrazioni che non hanno coinvolto i cittadini per far loro esprimere la propria opinione sulla creazione di parchi eolici, ma che invece per ripianare i debiti di bilancio hanno stipulato convenzioni con i Signori del Vento.
Le società dei Signori del Vento si sono sentite come i pionieri alla conquista del West, basando la propria politica sul piazziamone-il-più-possibile. Non mancano infatti i casi di impianti eolici realizzati accanto ad abitazioni private, senza rispettare le distanze minime previste dalla legge.
Tutto questo è quello che è accaduto e che continua ad accadere nelle regioni Campania, Puglia e Molise, dove diverse amministrazioni pubbliche hanno consentito in modo sconsiderato l’installazione di un certo numero di pale eoliche: oggi i crinali di tutti i comprensori ospitano quasi 600 torri. L’effetto visivo da qualsiasi punto si osservi la vallata è tale che l’intero aspetto dei luoghi risulta pesantemente trasformato e ciò, fa decadere in modo definitivo qualsiasi valenza turistica del territorio.
Se il target era l’ecologia e l’ecosistema, è intervenuta l’ecomafia ad occuparsene. La camorra ha trovato modo di inserirsi anche in questo affare, così che di pulito ha solo il nome.
Un esempio per fare un po’ di luce sui fatti è quello che sta succedendo in Irpinia. Tra gli ecomostri che punteggiano il territorio nazionale il parco eolico di Vallata è un gigantesco monumento alla deregulation che accompagna l’eolico selvaggio.
Per gli abitanti di Vallata, in Irpinia, si tratta dell’ennesimo “tempio” costituito da 24 colonne alte 90 metri e larghe 30, costruito su quello che anticamente era la riserva naturale di caccia di Federico II lungo il Regio Tratturo, un fiume verde che lungo le rotti secolari della transumanza attraversava Campania, Puglia e Abruzzo, un’oasi di biodiversità.
Dopo questo scempio non si potrà fare quasi più nulla. Sequestrato dalla magistratura e poi dissequestrato nel Marzo 2013, da allora il parco produce energia, ma non sapendo se l’impianto è regolare o meno, il gestore dei servizi elettrici non paga la società che gestisce le pale eoliche che a sua volta non paga royalties al Comune. Inoltre il parco è stato realizzato sugli usi civici, dove per legge non si può realizzare nulla. Abuso d’ufficio, falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atto pubblico, truffa aggravata, erogazioni pubbliche, deturpamento di bellezze naturali, occupazione abusiva: questi alcuni dei capi di imputazione.
Gli abitanti di Vallata nel frattempo, hanno costituito dei comitati formati da cittadini sanniti, agricoltori, artigiani e privati che non vogliono cedere i terreni. Di solito per procedere all’esproprio le società offrono soldi, circa 250.000 euro. Tanto, ma ai cittadini non interessa l‘aspetto economico: per loro è una questione di radici, storia. I loro avi hanno fatto sacrifici immani pur di avere un pezzo di terra da coltivare.
Secondo una direttiva europea la cosiddetta 20/20/20, entro il 2020 bisognerà produrre da fonti rinnovabili il 20% dell’energia, ridurre di 20 milioni di tonnellate la produzione di anidride carbonica e migliorare del 20% l’efficienza energetica. L’assenza di regole ha però determinato una vera e propria corsa all’eolico.
Quando le prime torri, quelle a traliccio, vennero installate, l’autorizzazione era di competenza dei Comuni. Poi nel 2003 intervenne la Legge 387, che favorì in maniera palese gli insediamenti eolici in base al concetto dello sviluppo dell’energia pulita e di quelle rinnovabili dando alle società interessate mano libera sugli espropri e sullo sbancamento delle strade.
In una delle zone più ventose d’Italia, l’Alta Irpinia, ma anche nel Sannio, chiunque riesca a piantare una pala su un colle ben esposto è sicuro del guadagno, perché l’energia entra subito in rete e viene acquistata dal gestore del servizio elettrico. Un Far West dell’eolico che ha modificati il paesaggio ed è in contrasto con la vocazione agricola e turistica della regione suscitando anche l’interesse della criminalità organizzata: ad alcuni agricoltori della zona è infatti capitato di vedersi bruciati i terreni dell’azienda di famiglia. Tra i Comuni irpini di Lacedonia, Bisaccia, e Vallata si sono registrati 14 atti criminosi, attentati, e spesso sono stati dati alle fiamme mezzi agricoli. Molti piccoli proprietari si sono visti espropriare i propri terreni, nonostante si fossero rivolti agli avvocati per cercare di fermare gli attraversamenti degli elettrodotti. Nulla da fare, alla fine si sono dovuti arrendere: la giustizia ha dato ragione ai Signori del Vento.
È dunque proprio la mancanza di regole, anche per quanto riguarda forniture energetiche “tradizionali”, a determinare continui paradossi. In alcune zone si vedono tralicci dell’alta tensione, eretti a pochi metri della strada provinciale e per di più in zona sismica: se crollasse un traliccio oltre a causare danni bloccherebbe la strada ad eventuali mezzi di soccorso. Ecco perché si parla di eolico selvaggio: non solo assenza di regole ma anche di criteri di progettazione.
Altro caso eclatante è quello verificatosi a Sant’Angelo dei Lombardi, vicino all’Abazia del Goleto, un’oasi di silenzio e di storia: qui le preghiere dei monaci non sono bastate ad esorcizzare la costruzione di un elettrodotto che oggi è sotto sequestro. La zona Goleto – Castelnuovo di Conza è disseminata di tralicci e elettrodotti, ma oltre a quello sequestrato, è in progetto anche un altro che dovrebbe collegare la sottostazione Terna con Avellino: un vero e proprio disastro ambientale.
La questione sollevata dai vari comitati che si battono contro l’eolico selvaggio trovano oggi un’eco anche a livello istituzionale. Alcuni parlamentari infatti chiedono che le autorizzazioni per gli impianti vengano sospsee fin quando non si avrà un piano energetico regionale.
Legambiente invece disegna un quadro completamente diverso: affermando che solo 700 comuni ospitano impianti eolici, sottolinea che l’impatto ambientale è minimo.
I comitati sorti a difesa dei luoghi e della montagna sono per l’energia alternativa laddove si può fare e sostengono che Legambiente avrebbe convenzioni con L’ ANEV, (Associazione Nazionale Energia Eolica). Insieme a Greenpeace e al WWF, dovrebbe supportare la progettazione in aree dove è possibile impiantare eolico, segnalando quelle più idonee alle società di impianto. Cosa che secondo i comitati, non accade: affermano di non aver mai visto relazioni di Legambiente in merito. Pare che Legambiente non si sia mai presentata alle conferenze di servizi per indicare se un determinato impianto fosse adeguato o meno.
Da queste vicende si evincerebbe perciò che la nuova maschera della mafia si chiami corruzione, e può arrivare ovunque. Non serve generalizzare, ma comunque è necessario vigilare e intervenire, così come fanno gli abitanti di queste aree che non vogliono farsi derubare i terreni, la storia e la memoria.