Barocco e semplicità per Balmain
di Viviana Attanasio
PARIGI – La collezione Autunno Inverno 2016-17 di Balmain è sfilata giovedì 3 marzo.
Lo show è stato tra i più attesi della settimana della moda parigina, soprattutto grazie allo straordinario lavoro di Olivier Rousteing, creative director della maison che, ad appena trent’anni – festeggiati pochi mesi fa ad Los Angeles – ha portato a nuova vita la casa di moda francese, fondata da Pierre Balmain sul finire degli anni quaranta.
Il suo stile notoriamente barocco e opulento nella decorazione, ha però alla base linee semplici, quasi minimaliste, che servono il corpo della donna, seguendone le forme e adattandosi ad esse.
L’amicizia con Kim Kardashian West non è casuale: è lei forse la musa di Rousteing e l’ultima collezione che sfila a Parigi ne è un esempio. Nel front row rubano la scena il marito di Kim Kanye e la madre Kris Jenner, grande amica del giovane stilista.
Ad aprire la sfilata è Kendall, supermodel 2.0 e sorella minore di Kim, in versione blonde, seguita dall’amica Gigi Hadid, che abbandona il suo biondo californiano per darsi ad un look brunette. È quasi uno scambio d’identità che pone l’accento sulla diversità o forse ne distoglie l’attenzione, confondendo chi guarda. Ma il Balmain army è veramente al completo: oltre a Jourdan Dunn, Karlie Kloss e Joan Smalls, punti fermi dei suoi show, Rousteing prende in prestito molti angeli di Victoria’s Secret: la veterana Alessandra Ambrosio e nuove leve come la portoghese Sara Sampaio, Stella Maxwell e Devon Windsor; si intravede anche una timida Ruby Aldridge, sorella minore della più famosa Lily.
La donna e il female power i veri protagonisti: delicate tinte pastello celebrano la femminilità, il nero ne esalta la forza. Corsetti stringati e cinture metalliche accentuano la vita, trasparenze, stripes e broccato dominano la scena e i thigh- high boots, must della stagione – rigorosamente in suede, ovvero scamosciato – avvolgono le gambe e ne slanciano la figura.
La falcata di Kendall chiude lo show ed è accompagnata da Under pressure in versione sinfonica, con cui la live orchestra omaggia i miti di Freddie Mercury e David Bowie. Ancora una volta: chapeau, Olivier!