Il Cancro … lo stato dell’arte e considerazioni
di Bruno Provitera
In questa serie di articoli verranno esposti i limiti della chemioterapia e della radioterapia in 5 tipologie di cancro cosiddetti solidi. L’argomento è complesso e la sua esposizione è necessaria per introdurre la medicina integrata, che non è certo miracolosa ma senza alcun dubbio migliora la qualità della vita dei malati oncologici con prognosi infausta.
Dopo anni di ricerca nel settore oncologico le aspettative dei pazienti sono state eluse e i dati forniti dall’oncologia medica che continua ancora oggi a trattare il cancro con chemio e radioterapia sono deludenti.
Riporto i risultati ottenuti dall’oncologia medica in alcuni tumori solidi che continuano ad incidere sulla popolazione e ad angosciare sulla qualità della vita dei nostri pazienti. I dati riguardano alcuni tumori solidi come le neoplasie polmonari, mammarie, del colon, del fegato, pancreatiche.
Sottolineo la esigua percentuale di risposta terapeutica ottenuta nel tempo dai pazienti trattati affinché una riflessione scientifica seria possa finalmente compulsare le coscienze umane a cominciare a trattare il cancro non tanto come una malattia d’organo ma come una malattia sistemica ed ipotizzare per essa un approccio pluridisciplinare per affrontare non solo la malattia quanto il malato.
Constatato che i dati forniti dalla oncologia clinica non sono entusiasmanti sui risultati clinici sin qui ottenuti con l’utilizzo della chemioterapia più o meno associata alla radioterapia nell’approccio terapeutico dei diversi tumori solidi che abbiamo esaminato.
L’approccio terapeutico ufficiale è da ritenere paragonabile ad una terapia palliativa e sintomatica che comporta non solo scarsi risultati clinici quantoelevati effetti collaterali, legati proprio alla composizione chimica dei chemioterapici che sono ad elevata tossicità.
Tenuto conto che il loro utilizzo causa una scadente qualità della vita residua negli ammalati di cancro credo che sia eticamente doveroso proporre e sensibilizzare tutta la classe medica a cooperare per rivisitare insieme l’approccio terapeutico dei tumori solidi.
Prendere atto dei dati forniti dall’oncologia medica circa le casistiche riportate è un atto di responsabilità che la classe medica in generale non può rinnegare in quanto ufficiali. Sfuggire la realtà e nascondersi dietro ad un dito non aiuta chi soffre ed è eticamente non comprensibile. Occorre dunque uscire allo scoperto e denunciare tutti insieme la inefficacia ed insufficiente terapia oncologica ufficiale che se pure l’unica ufficialmente riconosciuta non ha i pregi di risolvere granché nella sua applicazione abituale nei tumori solidi.
La teoria Newtoniana ha forse fatto la sua storia: occorre procedere verso una strada nuova che fa proprie le ipotesi Heisteiniane per offrire nuove possibilità di cura all’intera umanità.
A tal proposito mi collego ad uno degli ultimi lavori presentati sulla rivista La medicina Biologica (Anno XX N°1 – Edizioni Guna) per segnalare come una semplice sperimentazione che introduce le conoscenze della medicina biologica e naturale ai protocolli oncologici ufficiali può cambiare in alcuni casi il decorso della malattia.
L’esperienza che vi segnalo va proprio in questa direzione, riporta i risultati di un trattamento complementare in pazienti con metastasi epatiche. Il lavoro è stato svolto da Santi-Mor-Baroli-Coerezza. È incoraggiante apprendere che su 37 pazienti affetti da metastasi epatiche secondarie a tumori solidi primitivi in altre sedi e suddivisi in tre gruppi:
- 5 pazienti trattati solo, per loro scelta, con medicine naturali hanno riportato una sopravvivenza ad un anno pari al 33,3%.
- 17 pazienti trattati solo con il protocollo standard chemioterapico hanno riportato una sopravvivenza ad un anno pari al 35,3.
- 15 pazienti che hanno ricevuto un trattamento misto (chemio+ micriimmunoterapia +ascorbato di potassio) hanno riportato una sopravivenza ad un anno del 62,8%.
A proposito di queste tecniche complementari, usate dai colleghi citati, vale la pena chiarire che parliamo di MIT cioè microimmunoterapia una immunoterapia a dosi infinitesimali o parafisiologiche. Bisogna sapere che il Sistema Immunitario utilizza normalmente concentrazioni particolarmente basse di citochine (tra 10 –6 e 10 –15m).
I dottori Jenaer e Marichal hanno messo a punto un trattamento con sostanze immunomodulanti – composto da interleuchine, interferoni, tgf, tnf, molgramosthine – a dosi perifisiologiche, somministrate per via perlinguale e somministrate in modo sequenziale. La somministrazione per via perlinguale provoca infatti un rapido assorbimento del farmaco evitando l’effetto del primo passaggio epatico.
Le dosi perifisiologiche non hanno lo scopo di saturare i recettori finali, ma quello di introdurre un segnale e un informazione diretta ai linfociti dell’anello di Waldayer , che a loro volta lo trasmetterebbero a tutto il sistema immunitario, stimolando una risposta immunitaria aspecifica.
Il trattamento sequenziale permette di suddividere i vari componenti in dieci diverse formulazioni allo scopo di evitare che la somministrazione contemporanea di tutti i principi attivi possa causare una interazione inibitoria.
Circa l’Ascorbato di Potassio, la sostituzione della vitamina C, che possiede proprietà antiossidanti (Pauling e Cameron, cfr), con questa sostanza ha permesso di diminuire il dosaggio terapeutico da 10 g. di vitamina C, a 900 mg/die di Ascorbato di Potassio, ottenendo lo stesso risultato e una migliore compliance alla terapia da parte dei pazienti.
L’esempio riportato vuole essere uno stimolo e un invito a chi opera in oncologia a verificare su una casistica più omogenea di quanto non abbiano potuto beneficiare gli autori a verificare i dati ottenuti a farne partecipi dei risultati non solo la classe medica quanto l’intera umanità.
Allora perché non ripartire con la ricerca scientifica fondendo i saperi e le esperienze maturate in tutti i campi della medicina da quella tradizionale a quella naturale e biologica, senza pregiudizi, attendendo sempre più risultati così incoraggianti?
Non abbiamo risolto il caso – qualcuno obietterà per partito preso – ma neanche si può sottostimare un dato che nella sua semplicità esprime un successo in termini di vita prolungata e migliore qualità della stessa. Potrebbe rappresentare l’inizio di un dialogo porre le esperienze mediche a servizio della ricerca scientifica, come spesso si fa in altri campi scientifici come quello in voga, il “concorso di idee per ridisegnare l’urbanizzazione di una città in via di sviluppo”.
Fondamentale per la realizzazione di tale progetto la creazione di una nuova base osservazionale che invita chi è più sensibile alle tematiche in oggetto a rivedere le proprie posizioni scientifiche con autocritica costruttiva per contribuire a dare un sano contributo al proprio sapere e alla ricerca scientifica per il bene dell’umanità.
Fine quarta e ultima parte
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La rubrica Corpus sanus è curata dal dottor Bruno Provitera – Endocrinologo chirurgo – Patologo Clinico – Esperto in medicine Integrate