La Lettura… a Napoli come in “Fahrenheit 451” il romanzo fantascientifico-distopico di Ray Bradbury

fahrenheit451Se a Napoli Via San Sebastiano è considerata la strada della musica, Via Port’Alba è stata da sempre considerata la strada dei libri: due strade con due precise connotazioni.

Assistere alla desertificazione di quest’ultima con la chiusura della storica libreria Guida e la scomparsa di quelle bancarelle, dove era possibile rintracciare qualche libro introvabile altrove e dove trovavi l’appassionato lettore che cercava, a basso costo, qualche libro per appagarsi culturalmente, è una cosa che immalinconisce ed intristisce.

Eppure la cultura dovrebbe essere cosa buona e giusta perché  restituisce, a chi la frequenta, maggiore sensibilità e consapevolezza della propria umanità, che non è quella del raggiungimento di traguardi economici e materialistici.

Che la lettura sia importante per aprire la mente a maggiori capacità riflessive o fantastiche, è un fatto risaputo. La lettura infatti ci fa immergere nella realtà di storie e racconti, spingendoci a rintracciarne motivazioni, condivisioni, distanze, ma ci fa anche evadere dal mondo reale, di cui ne avvertiamo confini, per vivere in altre dimensioni.

Le neuroscienze, hanno pure dimostrato che la lettura fa bene all’attività cerebrale, il che non è male.

Io attribuisco importanza al libro anche per saggiare la personalità di una persona. Regalare un libro qualifica chi lo regala, ma anche chi lo riceve. Chi regala un libro si colloca in una posizione più qualificante rispetto ad altri. Il libro è il biglietto da visita più autorevole per affermarsi come uomo che non si limita a vivere la vita ma come uomo che la vuole approfondire, la vuole capire. Significa che certamente non siamo superficiali ma curiosi. Evidentemente la persona alla quale regaliamo un libro viene da noi considerata altrettanto speciale.

Parafrasando una espressione di Montale riferita a chi gli domandava perché scriveva, si potrebbe rispondere, adattandola all’argomento di cui stiamo parlando: “Leggiamo perché la vita non ci basta!”.

E l’importanza di un libro non è certamente legata al numero di pagine, quasi che se un libro è particolarmente voluminoso è garanzia di un libro interessante e di un certo prestigio. Ovviamente, fatti salvi quei libri dove i dettagli sono necessari, partecipi e comprimari del contenuto, talvolta anche poche pagine sono sufficienti per raccontare una storia.

Ritenendo che un libro possa avere più valore se voluminoso, si rischiano due cose: la prima è che, insistendo su descrizioni prolungate, si toglie spazio alla immaginazione del lettore che deve poter rivivere una scena, quasi la riscrive con la sua fantasia e sensibilità; la seconda è che, come accade con i logorroici, si finisce, come confermato da autorevoli psicologi, che cala la curva di attenzione del lettore, che può stancarsi, distrarsi e, forse, annoiarsi.

La facoltà di sintesi è cosa difficile e certamente non denota superficialità o pressapochismo. Ed a dimostrazione che l’essere sintetici richiede impegno, si ricorda la più nota delle diciotto lettere di Blaise Pascal, contenute nelle sue Lettres Provinciales, nella quale l’autore così si scusava con un amico: “Mi scuso per la lunghezza della mia lettera, ma non ho avuto il tempo di scriverne una più breve”.

Il massimo della concentrazione di un pensiero, di un sentimento, lo riscontriamo nella poesia. In tedesco “poesia” si dice “Dichtung”, cioè “addensamento”. Ma la poesia, anche se di pochi versi, ha una capacità evocativa di immagini e di emozioni incredibili. Ecco perché, a differenza della narrativa o della saggistica la poesia richiede una lettura non veloce ma lenta per cui, su ciascun verso occorre soffermarsi, perché in brevi sintetiche parole può esserci il racconto di un momento di gioia, di sofferenza, di riflessione che vanno rivissuti e magari vissuti in prima persona adattandoli alla propria esperienza esistenziale.

La poesia, per dirla con Paul Celan: “E’ un canto di emergenza, un bisogno intimo che abbiamo dentro e che poi si apre ad una condivisione”.

Ci siamo soffermati sulla poesia ma la poeticità è l’anima con cui si racconta qualunque argomento. Diceva Benedetto Croce: “La poesia è il linguaggio del sentimento, la prosa dell’intelletto; ma poiché l’intelletto nella sua concretezza e realtà, è anche sentimento, ogni prosa ha un lato di poesia”.

La speranza è che la cultura vada alimentata perché ci restituisce quella memoria storica senza la quale il futuro ne risentirebbe in termini di ignoranza e, conseguentemente, in termini di libertà. Un futuro senza un bagaglio di conoscenza determinerebbe un inaridimento della nostra esistenza.

Aldo di Mauro*

Scrittore, Poeta, Filosofo