L’intervista: Michele Di Iorio
NAPOLI – Siamo nel quartiere San Lorenzo-Vicaria, in via Tribunali, il cuore della città antica, a quattro passi dalla chiesa delle Anime del Purgatorio. Qui ha sede il centro eventi culturali e artistico Anima di Napoli.
Giornalista e scrittore, lo studioso Michele Di Iorio con i suoi interventi, seminari e lectio collabora con l’associazioni Tre Orizzonti e Anima di Napoli e spesso è guida d’eccezione per Napoli Tour. Terronian Magazine l’ha incontrato ed è scaturita una simpatica intervista.
Michele, lei è di Napoli e coniuga l’amore per la sua terra a studi e ricerche approfondite. Ce ne parla?
Certo. Sono nato in questo quartiere, nell’antico decumano superiore di via Anticaglia o via San Giuseppe dei Rufi, nel palazzo dei principi Capece Zurlo. Qui si trovano ancora gli archi romani di quello che fu il famoso teatro greco-romano di Neapolis, il luogo ove nel 67 d.C. cantò l’imperatore Nerone. In queste strade dal 1360 viveva la mia famiglia materna. In seguito ho abitato a Palazzo Sansevero in piazza San Domenico Maggiore. Ho studiato proprio in via Tribunali e poi ho frequentato la facoltà di Giurisprudenza della Federico II in via Mezzocannone.
È cominciato quasi come un hobby e poi presi ad approfondire gli studi storici. Le mie ricerche mi portarono a frequentare archivi, biblioteche pubbliche e private. Durante le mie indagini mi capitò di trovare antichi documenti e reperti, e man mano decisi di approfondire anche la conoscenza del simboli, miti e civiltà di cui sono pregne queste strade, chiese, fontane e palazzi. Di qui poi è stato naturale condividere il mio sapere con attenti lettori e altri ricercatori.
I suoi studi di araldica, archeologia e ricerca come s’inquadrano nella moderna Napoli?
Le tradizioni del nostro popolo, sebbene a fasi alterne a causa di momenti non facili sotto dominazioni che si sono succedute nel corso dei secoli, sono rimaste vive e hanno forgiato il carattere di una gens unica, indomita e sempre pronta a rilanciarsi, a reinventare ogni cosa e nello stesso tempo senza snaturarsi mai. Attraverso i miei scritti ed articoli io racconto tutto questo: Napoli si legge anche attraverso le storie e le origini di caffè, taverne, le feste religiose e civili, persino attraverso piatti eccellenti come la pizza e i maccheroni … Perciò narrare Napoli in tutte le sue sfaccettature diventa un volano per l’unica, vera vocazione di Napoli: quella turistica, attualissima.
Secondo lei la Napoli di oggi è vivibile?
Napoli è una città-scrigno. C’è di tutto: il buono è il cattivo. Nonostante la sua fama negativa Napoli è fatta di tante persone oneste, serie, lavoratrici che sono la maggior parte della popolazione. Certo, una parte non lo è, e sono sempre quelli che vengono citati nella cronaca. Molti pensano che tutti i partenopei siano così, ma sbagliano: basterebbe guardare com’è rifiorito il settore alberghiero, la ristorazione, l’artigianato. Quanto sono creative le nostre imprese e magari non disprezzare le persone oneste ma indigenti che s’inventano un lavoro e che non cedono affatto al ricatto della disperazione.
Però i fenomeni di microdelinquenza creano ancora problemi …
Certamente, ma il fatto che molti negozi nel mese dello scorso dicembre siano stati aperti fino all’una o due di notte significa che stanno cambiando molte cose. Per le strade ci sono turisti italiani e stranieri che vanno in giro tranquillamente. L’operazione Strade Sicure, che vede l’impiego di Carabinieri, Finanzieri, Vigili, Poliziotti e Militari dovunque, ha dato i suoi frutti: controlli a qualunque ora della notte e del giorno hanno scoraggiato i malintenzionati. Si è rivelato un ottimo percorso di prevenzione, che riporterà presto gli irriducibili nel binario della legalità.
Quand’è iniziata la sua attività di scrittore?
Nel 1972. Fino ad oggi ho pubblicato 8 monografie araldiche, 3 libri di storia, due di poesie, 52 saggi di filosofia occidentale e orientale, alcuni trattati di yoga e di kabala,66 tavole di ricerche storiche, 22 articoli cartacei per diversi giornali italiani e 226 articoli on line.
Qual è la sua visione della vita?
Panteistica: persone, animali, la natura stessa sono tutte creature di Dio. L’umanità è solo una parte del contesto ma sta proprio all’uomo la responsabilità della salvaguardia dell’Ambiente.
Quali sono i valori che contano?
Una volta c’era la cavalleria, intesa come fonte di ideali. Oggi tanti giovani vedono nel mito degli antichi cavalieri il simbolo del riscatto. Si identificano nei principi cristici che prevedevano la protezione dei deboli e degli oppressi che combattevano superstizione e gli abusi, Altri invece sono ammaliati fascino dell’antico Egitto o dalla trascendenza delle dottrine orientali, in particolare del buddismo e induismo e dello yoga.
Lei crede nella vita dopo la morte e nella reincarnazione?
Si, intese come naturale evoluzione spirituale. Considero la morte un fenomeno esclusivamente fisico. Una certezza che nasce non solo dai miei studi e dalla mia fede, ma anche dal retaggio ancestrale di ogni napoletano. Ne è un esempio il culto positivo dei defunti, non solo nei confronti dei propri avi ma verso tutti i trapassati, come quello ancora sentito delle aneme pezzentelle.
Lei ha studiato particolarmente il principe Raimondo de Sangro. Cosa rappresenta per Napoli questa luminosa figura di scienziato?
Il principe, scienziato, scrittore, di umiltà e intelligenza uniche al mondo, di una genialità multiforme, è una figura in cui ogni napoletano in qualche modo e per qualche aspetto si rispecchia. A me sembra quasi che l’attuale rivalutazione della città e dei suoi abitanti passi proprio attraverso il suo grande genio. A più di due secoli dalla scomparsa del principe di Sansevero si continua a parlare di lui e la Cappella gentilizia con le mirabili opere volute da lui richiama visitatori da tutto il mondo. Sfatate le leggende sinistre su quest’uomo accusato addirittura di stregoneria, oggi Napoli gli riconosce il merito di essere stato uno scienziato puro, all’avanguardia, fin troppo per il secolo in cui visse.
Cosa pensa della ventata filoborbonica che sta attraversando il Sud?
I Borbone Due Sicilie furono molto amati. Sovrani illuminati – relativamente a quel periodo in cui imperava l’assolutismo – diedero al Sud un benessere e un orgoglio identitario che non avevano mai avuto. In tempo di crisi economica che penalizza sempre più il Meridione rispetto alle altre parti d’Italia, si sta procedendo ad una rivalutazione della realtà storica. La conoscenza dei fatti man mano sta facendo prendere coscienza di quello che era Napoli fino al 1860.