Inshalom: quando lo spettacolo diventa scuola di vita
di Antonio Vitale
NAPOLI – Lo ZTN (Zona Teatro Naviganti), un piccolo spazio teatrale in piazza Dante. diventa un grande luogo di riflessione con lo spettacolo Inshalom, tornato in scena venerdì 12 febbraio dopo il successo romano al Teatro Antigone.
Una pièce sottile e profonda imperniato sulla questione palestinese, ambientato sulla Striscia in un ipotetico rifugio localizzato fra Gaza e Beersheva, dove sulla linea di confine fra un territorio sorge una fantomatica centrale di conta delle anime all’interno della quale si svolge lo spettacolo.
I protagonisti principali sono il palestinese Nassur e l’israeliano Shlomo che hanno il compito affidato loro dai rispettivi governi di contare i morti dell’una e dell’altra parte sulla Striscia di Gaza assimilando le persone vittime della guerra a semplici numeri. Senza storia, senza identità, senza anima.
La vicenda, nella quale si inserisce un soldato americano che ha il compito di far rispettare la linea di confine segnata sul pavimento della scena, si impernia sulla differenza di pensiero e di fede religiosa fra i due conviventi, che in un sottile gioco di riferimenti – talvolta drammatici, talvolta di grande ironica comicità – li conduce a diventare amici.
L’orrore della guerra … di questa come di qualsiasi altra guerra … emerge nei dialoghi fra i due personaggi la drammatica storia di Nassur che ha perso moglie e figlioletto in un bombardamento e la storia di Shlomo, abituato ad un tenore di vita diverso, con figlio alle soglie della laurea e famiglia agiata. Simbolo del contrasto fra i due un orsacchiotto spelacchiato e bruciato durante il bombardamento nel quale ha perso la vita il bimbo del palestinese, elemento inizialmente disprezzato e deriso dall’israelita e poi trasformato in un oggetto da rispettare.
Altro momento forte della rappresentazione l’entrata in scena di una giornalista italiana di nome Ilaria, che per similitudine di ambientazione e per la forte somiglianza fisica riporta allo spettatore la memoria di Ilaria Alpi.

In definitiva un gioco di forti emozioni che in più passaggi hanno strappato qualche lacrima fra il pubblico ed altri momenti di comicità nei bisticci fra i due protagonisti che hanno suscitato anche risate ed applausi.
Il lavoro va oltre la stessa rappresentazione teatrale: è una lezione di vita sulla natura di due uomini che, separati da diverse culture e religioni, vengono messi l’uno contro l’altro dai loro governi ma che alla fine si ritrovano amici disposti a sacrificare la vita l’uno per la causa dell’altro, uno spettacolo che dovrebbe diventare una dottrina di pace da rappresentare nel mondo dei giovani ma soprattutto fra i governanti.