Antichi viaggiatori: i Meditamburi

di Luigi Marchitto

NAPOLI – Dopo alcuni anni di live-performance, giovedì 28 gennaio  il gruppo musicale Meditamburi  allo Spazio Eventi della Feltrinelli di Piazza dei Martiri, ha presentato al pubblico di il CD Antichi Viaggiatori prodotto dalla Polosud Records, etichetta diretta da Ninni Pascale.

Il gruppo è composto da Polo Cimmino (fondatore), M’Barka Ben Taleb, Emidio Ausiello, Michele Maione e Gabriele Borrelli.

L’idea centrale che permea il percorso artistico, rappresentato dai 10 brani di Antichi Viaggiatori è quella di fondere insieme melodie di musica popolare, napoletana, africana, indiana, su una base ritmica percussiva, con il supporto di una voce femminile e di una danzatrice per la coreografia live, alternando anche in qualche caso delle basi elettroniche computerizzate.

Si deve dire subito che l’operazione è stata condotta, almeno per quel che concerne la presentazione live, con una buona organizzazione ritmica e con molte buone idee, ma che di contro – a volte, ma solo a tratti – la voglia di accorpare insieme più generi musicali differenti, cosa che ha causato un po’ di senso di smarrimento nell’ascoltatore eventualmente poco abituato a questo genere di sperimentazione.

Tuttavia, allo stesso modo, un grosso plauso va all’utilizzo di strumenti pèrcussivi differenti, a seconda del luogo di provenienza, (anche napoletani) o di oggetti addirittura estranei al mondo musicale (come ad esempio un citofono!).

Nella performance live di presentazione ugualmente apprezzabile è la voce straniera utilizzata, che ha ravvivato i brani in corso di esecuzione, oltre ai cori dei membri della band, a supporto, o allo scambio di tratti melodici tra le voci, che, a mio avviso, trovano l‘apoteosi nel brano finale di chiusura, Ninna nanna del tamburello. In quest’ultimo brano, cantando l’ansia della precarietà, si fondono insieme base percussiva elettronica, pad elettronici a mezzo computer, cori e voci di melodia, con armonie che risuonano di stile jazzato e fusion americana d’epoca, con tratti “africaneggiantie più prettamente napoletani in corso d’opera, con un crescendo di notevole intensità, molto applaudito dal pubblico presente in sala.

Da aggiungere ancora come sia risultata molto efficace la scelta, nel brano Jawi, di far coesistere il rap, notoriamente rappresentativo delle istanze di protesta delle classi giovanili degli ultimi anni – anche violenta, in taluni casi – con lo stile, nella prima parte, sacro-religioso di stampo arabo-africano.

Nel brano di apertura, Opening si riscontra invece la presenza di ritmi prettamente africani che piuttosto che evolversi verso lo stile spiritual o jazz vanno piuttosto verso la fusion con melodie tipicamente napoletane, in senso moderno, un po’ come a voler ricalcare, ma molto lontanamente, cose fatte in passato dallo storico gruppo di Napoli Centrale o da James Senese in alcuni suoi brani personali (che niente avevano a che vedere con quanto fatto con Pino Daniele).

Una citazione meritano anche i brani Balla sul tamburo, nel quale si auspica un cambiamento contro le ecomafie, e Tammurianti, in cui si rappresenta l’importanza del rito come momento di integrazione sociale.

In definitiva, si può senz’altro dire che nell’ascoltare la presentazione del CD Antichi Viaggiatori, i Meditamburi, hanno fatto compiere agli spettatori presenti un lungo cammino tra culture, melodie, armonie, strumenti completamente diversi gli uni dagli altri, il tutto utilizzando sia brani di protesta sociale, seppur velata, che semplici rappresentazioni emozionali.

Tutti gli spettatori, infatti, hanno compiuto un percorso nel quale il mondo è sembrato come un unico mezzo di trasporto, nel quale la musica ed il piacere di ascoltarla sono diventati nello stesso tempo causa ed effetto, motivazione e risultato, dell’aver voluto intraprendere il viaggio

Da aggiungere ancora come sia risultata molto efficace la scelta, nel brano Jawi, di far coesistere il rap, notoriamente rappresentativo delle istanze di protesta delle classi giovanili degli ultimi anni – anche violenta, in taluni casi – con lo stile, nella prima parte, sacro-religioso di stampo arabo-africano.

Nel brano di apertura, Opening si riscontra invece la presenza di ritmi prettamente africani che piuttosto che evolversi verso lo stile spiritual o jazz vanno piuttosto verso la fusion con melodie tipicamente napoletane, in senso moderno, un po’ come a voler ricalcare, ma molto lontanamente, cose fatte in passato dallo storico gruppo di Napoli Centrale o da James Senese in alcuni suoi brani personali (che niente avevano a che vedere con quanto fatto con Pino Daniele).

Una citazione meritano anche i brani Balla sul tamburo, nel quale si auspica un cambiamento contro le ecomafie, e Tammurianti, in cui si rappresenta l’importanza del rito come momento di integrazione sociale.

In definitiva, si può senz’altro dire che nell’ascoltare la presentazione del CD Antichi Viaggiatori, i Meditamburi, hanno fatto compiere agli spettatori presenti un lungo cammino tra culture, melodie, armonie, strumenti completamente diversi gli uni dagli altri, il tutto utilizzando sia brani di protesta sociale, seppur velata, che semplici rappresentazioni emozionali.

Tutti gli spettatori, infatti, hanno compiuto un percorso nel quale il mondo è sembrato come un unico mezzo di trasporto, nel quale la musica ed il piacere di ascoltarla sono diventati nello stesso tempo causa ed effetto, motivazione e risultato, dell’aver voluto intraprendere il viaggio.