Corpus sanus: le intolleranze alimentari
di Bruno Provitera
Chi soffre di intolleranza al lattosio, l’ingestione di latte e derivati porta ad episodi di flatulenza, distensione addominale, diarrea e dolori più o meno intensi al basso ventre, spesso aspecifici e di non facile inquadramento diagnostico, perché comuni anche a malattie come la celiachia, la RCU o retto-colite ulcerosa e la sindrome del colon irritabile.
Stiamo parlando della intolleranza alimentare più frequentemente riscontrata, nei pazienti sottoposti a visita, in trent’anni di attività ambulatoriale. A seguire abbiamo l’intolleranza ai cereali (farina bianca e integrale) e via gli altri alimenti in ordine sparso senza escludere gli additivi e i coloranti solitamente usati dall’industria alimentare per la preparazione e il confezionamento dei prodotti finali.
Vediamo insieme perché il latte è uno degli alimenti poco tollerati dal nostro organismo, quali sono i test diagnostici per scoprirlo quali sono i sintomi da non sottovalutare e quali sono le possibili cure in questi casi.
L’intolleranza al latte è legata a un deficit parziale od assoluto di lattasi, non parliamo del deficit congenito di lattasi che è piuttosto raro ed è trasmesso con ereditarietà autosomica recessiva manifestandosi sin dai primi giorni di vita con diarrea acquosa, crampi addominali, flatulenza e distensione addominale sia dopo assunzione di latte artificiale che dopo quello materno: qui parliamo del deficit fisiologico di lattasi che si acquisisce con la crescita.
È importante sapere che con la crescita, già dopo lo svezzamento, si assiste ad una progressiva riduzione dell’attività della lattasi, fino al 90-95% sicché in età adulta, la capacità digestiva del lattosio può talvolta mantenersi a livelli elevati e medi o scendere notevolmente fino a scatenare un’intolleranza acquisita come accade nella maggioranza della popolazione studiata. È chiaro che l’attività residua di questa lattasi condiziona la quantità massima di lattosio che si può consumare senza soffrire dei sopraccitati disordini gastrointestinali.
Quali sono i disturbi che affliggono la società moderna che impongono di eseguire oltre alle indagini tradizionali anche un test specifico per la ricerca di una eventuale intolleranza alimentare?
L’obesità, problemi metabolici, cefalee, gastriti, problemi intestinali, patologie cutanee, ritenzione di liquidi, stanchezza, problemi allergici, malattie reumatiche e le malattie autoimmuni.
Il breath test o test del respiro viene prescritto dal medico in presenza di sintomi riconducibili ad un’intolleranza o ad un malassorbimento di zuccheri normalmente assorbibili, come lattosio, sorbitolo, fruttosio o glucosio, o non assorbibili come il lattulosio e lo xilosio.
In questi casi, la metodica operativa del breath test, concettualmente semplice, prevede l’assunzione di una dose prestabilita di un determinato zucchero (ad esempio 20 grammi di lattosio) e la successiva analisi dei gas espirati dal paziente dopo un certo periodo di tempo. Si ricerca in particolare il picco di idrogeno nell’aria espirata, la cui presenza è spia di fermentazione intestinale dello zucchero non assorbito, da parte della flora batterica del colon.
È importante sapere che l’allergia alimentare se è mediata da anticorpi IgE, generalmente rimane per sempre, spesso per tutta la vita, anche se il cibo incriminato viene evitato scrupolosamente. Se invece è mediata dalle IgA, scompare se l’alimento non viene assunto, tuttavia può ricomparire se quel cibo viene consumato nuovamente.
Al fine di evidenziare un’intolleranza alimentare esistono vari test, però l’unico test in vitro eseguito sul sangue, che dopo anni di esperienza si è rivelato essere il più attendibile, è il Test Citossico
In cosa consiste? È E’ una indagine dove l’estratto di cibo viene messo a contatto con globuli bianchi freschi, estratti da un centrifugato di pochi cc. di sangue prelevato al paziente, che reagiscono con l’estratto alimentare. Il test si basa sull’osservazione che i globuli bianchi freschi possono essere danneggiati o distrutti quando entrano in contatto con cibi cui una persona è sensibile.
Un altro test adoperato per l’individuazione degli alimenti non tollerati è quello usato in FKT, che registra la caduta della forza muscolare in presenza dell’alimento sospetto. Sulla stessa linea sono i test effettuati con l’elettroagopuntura secondo Voll ed il test neurovegetativo di Schimmel.
Le intolleranze alimentari possono causare vari disturbi ricorrenti e persistenti, soprattutto a livello gastrointestinale, dermatologico o respiratorio.
A differenza delle allergie, i sintomi non si manifestano violentemente subito dopo l’ingestione degli alimenti, ma possono insorgere col tempo ed è paragonabile all’avvelenamento graduale da arsenico. Per quanto riguarda il sistema digerente, possono insorgere gonfiore addominale, flatulenza, afte, inappetenza o appetito eccessivo, nausea, stipsi o diarrea e digestione prolungata o difficile. Inoltre, le intolleranze alimentari possono provocare ritenzione idrica, improvvisi cambiamenti di peso, iperacidità, gastrite, sindrome dell’intestino irritabile o colite.
Tra le manifestazioni respiratorie delle intolleranze alimentari si rilevano raffreddori e altre infezioni ricorrenti delle vie aeree. Dal punto di vista dermatologico, possono insorgere dermatiti, orticaria, acne e altre eruzioni cutanee. Inoltre, possono manifestarsi capogiri, mal di testa, sonnolenza, stanchezza cronica, ansia, insonnia e forme lievi di depressione.
Per quanto riguarda la cura delle intolleranze alimentari occorre eliminare per qualche mese, sotto controllo medico, i cibi responsabili del disturbo, sostituendoli con altri capaci di soddisfare le esigenze nutrizionali dell’organismo.
Dopo il periodo di astinenza, si può provare a reintrodurre gradualmente questi alimenti nella dieta. Per quanto riguarda l’intolleranza al latte, se proprio non si può rinunciare alla bevanda, preferire quello senza lattosio o usare l’enzima lattasi durante il pasto.
La rubrica Corpus sanus è curata dal dottor Bruno Provitera – Endocrinologo chirurgo – Patologo Clinico – Esperto in medicine Integrate