Gli affreschi ritrovati del Celebrano

Cappella_Sansevero

di Michele Di Iorio

Francesco Celebrano, pittore e scultore nacque a Napoli nel 1729. Allievo della scuola del grande Solimena, lavorò alla bottega dei fratelli Bottiglieri specializzandosi nella scultura di pastori in via dei Fiorai a San Gaetano. Presto si distinse come autore di opere pittoriche e scultoree realizzate per chiese di Scafati, Nocera inferiore, Torre del Greco, Sorrento, Cerreto sannita.

Nel 1757 vinse il concorso di scultura per la realizzazione della statua di Carlo III di Borbone per il Largo Carolino, l’attuale piazza Dante, fuori porta Sciuscella o Port’Alba. Nel 1761 fu chiamato in Spagna alla Reale Corte di Madrid. Rientrato a Napoli lavorò alla Certosa di San Martino e alla chiesa dello Spirito Santo.

Nel 1765 collaborò come scultore con l’Architetto Reale Luigi Vanvitelli per il colonnato ad emiciclo con le statue allegoriche di Largo Carolino e dal 1766 passò al servizio permanente dei Reali come pittore di corte. Tra le sue opere di questo periodo il ritratto di Ferdinando IV e la regina Maria Carolina.

Il principe Raimondo de Sangro di Sansevero lo chiamò al suo servizio per la sua Cappella di famiglia della Pietatella per sostituire l’architetto, scultore e pittore Quierolo e per dirigere i suoi pittori e scultori  per portare a termine i lavori iniziati con Corradini, Persico, Onelli, Sammartino, interrotti nel 1759.

Fu Celebrano a portare a termine nel 1766 il lavoro scultoreo del monumento funebre di Cecco de Sangro e due anni dopo quello delle mogli di Giovan Paolo de Sangro e l’opera pittorica della pala della Deposizione di Cristo posta sull’altar maggiore.

Da documenti risulta che alla morte del principe per ordine del figlio Vincenzo venne pagato nel 1773 tramite l’amministratore generale di casa Sansevero dal banco napoletano del Santo Salvatore, pratica vidimata dal giudice civile Domenico Cavalli.

Il Celebrano tra il 1777 ei 1779 fu autore di altre opere in Napoli e in Scilla. Di questo periodo ricordiamo il monumento di San Gennaro al Ponte della Maddalena.

Fu anche direttore della sezione di pittura alla Real Fabbrica Ferdinandea di porcellana di Portici e poi di quella di Napoli dal 1772 al 1781 e poi della Reale Accademia di Belle Arti fondata nel 1782. Inoltre dal 1801 al 1806 fu tra i docenti dell’Accademia Militare della Nunziatela, sezione pittura.

Francesco Celebrano nel 1766 realizzò anche magnifici affreschi in Palazzo Sansevero su entrambe le pareti dell’androne coperto, vicino l’ingresso delle cantine e dell’ex stamperia e  dell’ex laboratorio del principe Raimondo. Lavorò a palazzo fino al 1768, risistemando sia l’appartamento padronale al piano nobile, ove poi andò ad abitare il principe don Vincenzo, sia l’attiguo appartamentino della Fenice, salvatosi da un pericoloso incendio doloso nel 1765, e sia nell’appartamento al primo piano ammezzato di sinistra, che dal 1765 divenne abitazione del V figlio di don Raimondo, Giovan Francesco, nato nel 1750, che ebbe il titolo di conte di Rodiano. Giovan Francesco fu l’esecutore testamentario del padre.

Era noto che il principe nel 1766 Raimondo aveva commissionato al Celebrano altri affreschi per il suo appartamento personale, al piano ammezzato di destra. Dopo la morte del principe  l’appartamentino venne dato in fitto alle Suore Clarisse, che vi rimasero fino al 1812.

L’appartamento era infine arrivato in eredità all’ultimo principe di Sansevero Michele de Sangro. Alla sua morte nel 1891, rimase alla vedova donna Elisa Croghan, che nel 1912 lo donò all’ingegnere Bianchini, suo esecutore testamentario. Bianchini a sua volta che lo vendette nel 1933 al signor Antonio Morano, libraio editore in Napoli, che ne fece la sede della sua casa editrice.

Pochi mesi dopo il Morano, volendo risistemare la controsoffittatura danneggiata, scoprì che erano stati nascosti dalle suore precedenti affittuarie meravigliosi affreschi opera di Francesco Celebrano, realizzati tra il 1766 e il 1768.

L’editore Morano eliminò la tela della controsoffittatura riportandoli interamente alla luce. La Soprintendenza dispose poi che la stupenda opera rimanesse sì al vista ma protetta da una lastra di vetro.

Del ritrovamento degli affreschi fu data notizia sul quotidiano Il Mattino nel 1933.

Quest’opera di Francesco Celebrano, Le Quattro Stagioni, viene considerata più pregevole di quella con lo stesso soggetto realizzata nel Settecento da Fedele Fischetti  per la Reggia di Caserta.