Il porto del Granatello di Portici tra passato, presente e futuro

di Francesco Bartiromo

Il porto del Granatello nel corso dei secoli ha mutato aspetto e funzioni più volte: da roccaforte marittima, a scalo reale borbonico, a porto commerciale. È rimasta immutata nel tempo solo la sua funzione di punto di riferimento per il mercato ittico locale. Ultimamente è diventato luogo di ritrovo per la movida porticese.

Le origini del’ex porto borbonico sono legate alla storia geologica del sito. Il nome Granatello deriva da una antica piantagione di alberi di melograno che si estendevano lungo tutto il litorale fino all’odierna piazza San Pasquale. Della piantagione, distrutta dalla devastante eruzione del Vesuvio del 1631, non è rimasta alcuna traccia se non nella memoria.

Fu proprio questa eruzione a dare al sito del Granatello l’aspetto attuale: due colate di fango vulcanico raggiunsero il mare creando due lingue di terreno sul quale successivamente sarebbe stato costruito il molo. L’area rimase selvaggia ancora per oltre un secolo, con coste rocciose e sabbiose su cui man mano sorgevano approdi di fortuna dei pescatori.

Il primo ad edificare sull’area del Granatello fu il duca Emanuele Maurizio di Lorena principe d’Elbeouf, che fece costruire la sua Villa nel 1711 su disegno dell’architetto Ferdinando Sanfelice. Successivamente re Carlo III di Borbone, attratto dalla bellezza dei luoghi, decise di farvi costruire una residenza estiva per la corte partenopea, la Reggia di Portici.

Non pensò a creare un vero e proprio porto,  ma fece invece edificare una roccaforte per difendere il Granatello dagli attacchi marittimi, soprattutto da parte dei pirati saraceni che infestavano il Mediterraneo. Infatti risale al 1740 il famoso Fortino del Granatello.

Il Fortino del Granatello [Franz Wenzel]
Il Fortino del Granatello [Franz Wenzel]
Di quella roccaforte oramai non vi è rimasta nessuna traccia: nel 1799, al tempo della Repubblica Napoletana, fu teatro dei feroci scontri tra i repubblicani asserragliati nel fortino e l’esercito della Santa Fede del cardinale Ruffo. I sanfedisti espugnarono il forte a colpi di cannonate piegando la res

istenza manipolo repubblicano.

Tutt’oggi non si riesce ad identificare con certezza il luogo preciso ove era ubicato il Fortino del Granatello. Alcune fonti ritengono che si trovava nella zona dell’attuale ex area Montecatini proprio all’interno delle mura di cinta di cui si trovano ancora tracce. Altre fonti invece indicano la zona della spiaggia delle Mortelle come luogo in cui sorgeva.

Come si può vedere in una antica litografia di Franz Wenzel di metà Ottocento il fortino doveva avere un aspetto simile alle torri di vedetta sparse lungo tutta la costa del Sud Italia, presenti sulla costa fino in Calabria, definite torri saracene, che avevano appunto lo scopo di difendere le coste del Regno delle Due Sicilie dalle incursioni dei mori.

Fu Ferdinando IV di Borbone, soggiornando spesso a Portici, a dare il via alla costruzione del porto: le condizioni del mare danneggiavano periodicamente la costiera sabbiosa, e quindi si idearono una serie di dispendiosi interventi di restauro, di bonifica e fortificazione della costa. Così nel 1773 fu costruito un piccolo porto nella marina del Granatello. I lavori proseguirono fino al 1780.

Nel secolo successivo, a partire dal 1840, il porto cominciò ad essere usato come sbocco marittimo per il trasporto di merci dall’Opificio di Pietrarsa per la nascente tratta ferroviaria Napoli – Portici.

Alla caduta dei Borbone il porto fu trasformato in scalo commerciale. Nelle sue adiacenze vennero costruiti depositi e magazzini: già c’era il macello comunale, e la zona assunse ancor più un aspetto industriale.  L’attività mercantile si sviluppò tanto che nel 1910 fu proclamato porto di seconda categoria.

Nel corso del Novecento le attività industriali del Granatello cominciarono progressivamente a morire, mentre la mano dell’abusivismo selvaggio ne deturpava inesorabilmente il sito: sorsero diversi locali di ristorazione abusivi. La storica Villa d’Elbeouf, abbandonata dalle istituzioni, ne fu particolarmente colpita.

A cavallo tra la fine degli anni Novanta e l’inizio del Nuovo Secolo il Granatello è stato interessato da diverse opere di bonifica che hanno comportato la rimozione delle strutture abusive, portando così a riscoprire lentamente il suo valore turistico.

Nell’ultimo decennio ha cominciato ad attirare molte persone da molte parti della Campania, non solo dai comuni limitrofi, in cerca di movida  o per balneazione. Soprattutto nelle ore serali e notturne, il flusso di presenze, che incrementa di anno in anno, si è rivelato di difficile gestione, comportando anche disagi per gli abitanti della zona.

Attualmente il Granatello appare come un luogo bellissimo ma non ancora del tutto rivalutato. Sono diversi i progetti in cantiere, ma non esiste ancora una linea per una coerente riqualificazione del sito dal punto di vista culturale.

Unica costante del porto è la presenza dei caratteristici pescherecci, da sempre legati alla storia del Granatello del passato, del presente e del futuro.

01-Granatello-[Foto-Francesco Bartiromo]