L’angolo del Diritto: una class action all’italiana

di Luigi Marchitto

Ultimamente le vicende accadute con la Wolksvagen hanno fatto tornare in auge i discorsi sulla Class Action, in quanto tramite questo tipo di richiesta di risarcimento, la stessa casa tedesca potrebbe essere costretta a pagare grosse somme di denaro per i fatti di cui è stata responsabile.

La Class Action è uno strumento legale nato negli Stati Uniti negli anni Sessanta. È diventato talmente popolare da ispirare più di un film di successo, ma in Italia non ha avuto alcuna fortuna, perché non solo è nato piuttosto tardi ma è anche stato concepito e regolamentato piuttosto male dai nostri legislatori.

Da noi la Class Acrion, infatti, è stata introdotta con la Finanziaria del 2008, entrata in vigore nel 2010 ed infine modificata nel 2012, ma troppo tardi per permetterne l’uso nel crac finanziario della Parmalat e dei Bond Argentini.

Andando poi a verificarne l’efficacia in base alla casistica, si deve evidenziare che negli ultimi 5 anni di possibile utilizzo, su circa 50 cause intentate dai consumatori nostrani dinanzi agli organi giurisdizionali si sono avute soltanto 2 vittorie !

La prima, storica, si è verificata ad opera di alcuni turisti italiani partiti nel Natale del 2009 per una vacanza nello Zanzibar che invece di ritrovarsi nel lussuoso albergo promesso dall’agenzia di viaggio, si videro costretti a dover soggiornare in una sorta di cantiere a cielo aperto! In questo caso particolare, per loro fortuna. il Tribunale di Napoli ha dato loro ragione nel 2013.

La seconda vittoria si è avuta per mezzo del Tribunale di Torino, che nel 2014 ha stabilito che le commissioni bancarie applicata da una banca ai correntisti sui conti scoperti erano illegali e che, pertanto, andavano restituite loro.

Tuttavia tale sentenza favorevole ha riguardato solo 6 soggetti, rispetto a decine di migliaia di correntisti del predetto Istituto Bancario, con indennizzi compresi tra i 100 e i 200 euro. Nella nostra Class Action, quindi, la montagna ha partorito solo un topolino!

A ben vedere esisterebbe anche un terzo caso in cui 2 acquirenti di un inutile kit per diagnosticare l’influenza suina, avevano visti riconosciuti i loro diritti da un Tribunale che aveva accordato loro la non eccezionale somma di 14 euro a testa, pari al prezzo del kit.

Purtroppo per loro, però, la Cassazione ha pensato bene di toglier loro anche questa misera somma, in quanto i giudici di legittimità, pur riconoscendo una pratica commerciale scorretta, avevano ritenuto che il danno non fosse “omogeneo” e che non si potesse procedere ad una Class Action.

E questa è solo una delle innumerevoli difficoltà cui debbono soggiacere tutti i consumatori che dovessero mai decidere di intraprendere la strada di una Class Action.

In realtà, questa Class Action tuta italiana, attraverso dei meccanismi farraginosi e nello stesso tempo insidiosi, da quando è nata non è mai stata utilizzata nel modo in cui ci si sarebbe aspettati, specie guardando all’esempio anglosassone.

Infatti la nostra Class Action è troppo difficile da avviare per un singolo consumatore, con costi proporzionalmente troppo alti rispetto alle possibili somme di risarcimento e presenta la non trascurabile difficoltà di dover dimostrare che il danno subito riguardi in modo analogo e simile un’omogena classe di persone.

E, in effetti, per questo motivo 18 organizzazioni su 19 aderenti al “Consiglio Nazionale dei consumatori e degli utenti” avevano sollecitato un intervento di riforma, che ultimamente ha preso le forme di un disegno legge approvato dapprima all’unanimità dalla Camera ma poi tristemente arenatosi al Senato, per via della forte opposizione effettuata da Confidustria.

Il disegno di legge per così dire bloccato, aveva infatti come obiettivi quello di ridurre i costi per l’esercizio dell’azione e nello stesso tempo di snellire e rendere più facile l’utilizzo della Class Aciton agli utenti.

Per il momento quindi possiamo solo sperare che si possa pervenire nel più breve tempo possibile ad una soluzione di compromesso a livello politico, quanto meno per migliorare un po’ la possibilità di utilizzo di una Class Action che allo stato non serve davvero a nessuno.

La rubrica L’angolo del Dirittto è a cura dell’avvocato Luigi Marchitto