Miridà, rito e danza a Palazzo Venezia
NAPOLI – A Palazzo Venezia in via Benedetto Croce lo scorso 11 marzo è stato inaugurato l’evento che terminerà giovedì 17 Miridà Rito e Danza di Enzo Esposito in arte Tammurriello, una realizzazione del progetto musicale giovanile Apsis, nato dalla collaborazione di Salvio La Rocca, tamburi a cornice e percussioni, Fernando Marozzi, violino, della giovane ballerina Angelica Amato e lo stesso Tammurriello, una perfetta alchimia di voce, danza e recitazione, sottolineata dalla voce narrante dello stotico Michele Di Iorio.
L’evento è stato organizzato in collaborazione con Palazzo Venezia, il centro culturale Anima di Napoli di Claudia Francesca Esposito, e l’Officina della Tammorra di Paola Gargiulo.
La simbiosi musicale prende vita da un idea di Enzo Esposito-Tammurriello, 28enne scenografo e studioso della cultura pop e del Sud. L’artista ha dedicato la sua vita all’arte ed alle sue passioni, dando allo stesso tempo la possibilità ad giovani artisti napoletani di poter esporre alla Galleria Piccolo dello storico Palazzo Venezia, in origine sede dell’ambasciata della Serenissima presso il Regno di Napoli fino al 1797 e poi del Consolato Generale di Venezia sotto l’impero austriaco fino al 1866, infine residenza privata e oggi scenario di eventi pubblici e privati.
Gli artisti che espongono in Galleria Piccolo sono Dario Di Cesare, Tiziana Grimaldi, Monica Luna, Andrea Savoia, Luigi Dragone, Maxim Kislitsa, Massimo Nappa, Claudio Zaddei, Guido Girau.
Nella bellissima casina pompeiana del ‘700, una gemma dell’architetto Vanvitelli, nella cornice di un giardino da favola, davanti un antico camino e tra affreschi e dipinti che ricordano gi scavi pompeiani e Villa dei Misteri, la voce narrante Michele Di Iorio ha accompagnato la rappresentazione di rito e danza.
Ogni ritmo di Miridà trae linfa da un mito che porta in sé il retaggio dei culti indivisibili della dea madre Demetra, Cibele, Minerva, Astarte e Miriam, ovvero Maria Vergine Immacolata, che si legano strettamente ad intrecci popolari, come la Bella ‘mbriana e il munaciello.
Dal mito all’esperienza autentica e concreta della verità, la danza è anzitutto rituale: diviene quasi un sacco amniotico che ingloba tutto e tutti, dalle antiche villanelle del 1400 ai primi canti popolari napoletani del Settecento, ancor prima dell’insorgere della canzone napoletana classica.
Dopo che la valletta Jasmine con l’ausilio di lumi presenta agli spettatori le opere in esposizione al piano terra di Palazzo Venezia, i tre artisti musicisti Salvio, Fernando ed Enzo, la danzatrice Angelica e Jasmine precedono il pubblico guidandolo alla Casina Pompeiana.
Le ragazze dispongono a terra 7 lumi in cerchio dalle due ragazze in moo da accogliere gli spettatori e gli artisti in un trionfo di luce.
La voce di Michele Di Iorio inizia il racconto, immersa suggestivamente nella gestualità della ballerina Angelica Amato. Poi l’assolo di Tammurriello, che introduce la villanella napoletana Jesce sole.
Ancora una tarantella calabrese animata dal ballo di Angelica Amato, una pizzica tarantata, e il brano di Roberto De Simone cantato da Enzo Tammurriello Maronna fauce chiovere da ‘o juorno ‘e San Michele.
La voce narrante ricorda al pubblico che la visione ottimistica della vita dei napoletani ha sempre scelto tra religione cattolica, culto mariano e culto degli antenati e delle anime protettrici del Purgatorio, mentre si scioglie il canto del culto dei morti Aneme pezzentelle.
Parole piene di antico sapere affabulano gli spettatori e li trascinano nel culto di San Gennaro, protettore di Napoli da tempi remoti: il suo sangue che si scioglie ha fermato tante volte la lava del Vesuvio, accompagnato dalle giaculatorie delle sue nutrici, donne del popolo che di generazione in generazione incitano il Santo con grida e parole rituali a fare il miracolo. Quindi Tammurriello intona il brano ‘E parente ‘e San Gennaro.
La serata inaugurale del’11 marzo si è conclusa con tammurriata e contradanza, una performance a due di Tamurriello e Angelica D’Amato, tra uno scosciare di applausi.