Napoli, opere d’arte, indifferenza e vandalismo

di Viviana Attanasio

È di domenica 11 settembre l’immagine – diffusa dal giornalista Pietro Treccagnoli e virale ormai sul web – che ritrae la storica fontana di Re Carlo II di Spagna in piazzetta Trinità Maggiore, più nota come Fontana di Monteoliveto, deturpata dalla presenza, al proprio interno, di bottiglie di birra e lattine di ogni tipo, immerse in un’acqua giallognola. Uno scenario da brividi, che fa a cazzotti con l’heritage storico e culturale che questo monumento rappresenta per Napoli.
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Voluta dal viceré don Pietro Antonio d’Aragona in segno di ringraziamento al sovrano, ha visto, tra i vari progettisti che misero mano al lavoro, anche il contributo del famoso architetto Cosimo Fanzago – della cui nascita quest’anno ricorre il quattrocentoventicinquesimo anniversario – operativo da tempo a Napoli.

Il Fanzago si occupò del disegno della statua in bronzo di Carlo II. Alla base, la fontana è formata da una grande vasca polilobata a tre bracci, su cui poggia un piedistallo, che riprende la forma della vasca, su cui tre leoni sorreggono gli stemmi della città, del re e del viceré, e tre aquile sono sormontate da vaschette a forma di conchiglia. Al centro del piedistallo è posto un obelisco, ornato da mascheroni e volute, sul cui apice poggia la statua in bronzo del sovrano.
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Sono anni che questa fontana monumentale è al centro delle più ampie polemiche. Regolarmente, infatti, è oggetto di vandalismo da parte dei tanti adolescenti che popolano la piazza circostante, soprattutto nelle ore notturne del weekend.

La coscienza pubblica non è però rimasta impassibile a una tale mutilazione: molte associazioni e altrettanti privati si sono mossi in favore della causa che, anche e soprattutto grazie ad una diffusione mediatica, è giunta agli occhi tanto dei cittadini più sensibili, quanto di quelli tradizionalmente più distratti .

Sono note, infatti, le innumerevoli opere di volontariato svolte dall’associazione Sii turista della tua città, per citarne una, che in più occasioni ha preso a cuore la ripulita e la manutenzione del monumento. Molte le idee proposte dai volontari, incominciando da una raccolta fondi finalizzata al restauro totale della fontana, per arrivare alla creazione di una recinzione – rimedio estremo – che la salvaguardi da ulteriori rischi dovuti ai frequenti vandalismi.

Tuttavia, nonostante l’enorme quantità di denunce mediatiche e di atti concreti messi in pratica da privati, sembra che l’unico interlocutore da cui ci si aspetti, formalmente e in maniera pragmatica, un riscontro, sia invece rimasto sordo alla causa. Le istituzioni, infatti, più dedite all’organizzazione di eventi gastronomici che alla tutela dei beni storici e artistici della città, hanno dimostrato uno scarsissimo interesse nei confronti della manutenzione e del restauro della Fontana di Monteoliveto.

Quello della Fontana di Monteoliveto è l’ennesimo esempio delle tante contraddizioni che esistono nella città di Napoli, anche se fortunatamente per chi sporca c’è chi ripulisce e per chi dorme c’è chi agisce. Spesso così il volontariato, per mancanza di efficienza da parte di chi dovrebbe prendere provvedimenti o di cultura da parte di chi vandalizza, deve prendere il posto delle istituzioni.

Ma d’altra parte si sa: «Il presepe è bello, sono i pastori che non sono buoni».

(Ph by Francesco Emilio Borrelli e Pietro Treccagnoli, per gentile concessione)